La scadenza del termine delle concessioni demaniali marittime in Sicilia è posticipata al 31 dicembre 2024. La precedente deadline era invece fissata per fine 2023. Il decreto numero 1784 del 2023, firmato dall’assessore del Territorio e dell’Ambiente Elena Pagana armonizza la disciplina della Regione Siciliana con quanto già previsto in ambito nazionale ed europeo, ma non rende entusiasti gli operatori del settore.
Come spiega in una nota l’assessore Pagana: “Abbiamo previsto, con un emendamento alla Finanziaria in discussione all’Ars, la possibilità di un ulteriore slittamento alla fine del 2025, nel caso in cui non fosse ancora possibile bandire le gare, così come prevede il milleproroghe. Quanto al futuro, – prosegue l’assessore – ho istituito un tavolo tecnico di coordinamento per affrontare tutti gli aspetti normativi e tecnici della gestione del demanio marittimo regionale e agli ambiti di applicazione della direttiva europea. Dal lavoro di questa task force scaturirà una direttiva operativa dai contenuti chiari e univoci per i concessionari, ma anche per le Capitanerie di porto chiamate alla verifica del rispetto delle norme”
Il provvedimento, seppur necessario, non è stato gradito da alcuni addetti ai lavori. Gli imprenditori del settore balneare, infatti, vorrebbero un prolungamento delle concessioni fino al 2033, in virtù di una legge italiana del 2018, la numero 145. In base alle sue disposizioni, poi annullate dal Consiglio di Stato, la durata delle concessioni balneari si sarebbero dovute prolungare per altri 15 anni, attraverso un meccanismo di rinnovo semiautomatico.
La sentenza dichiarativa di nullità del giudice amministrativo, secondo gli imprenditori siciliani, non si sarebbe dovuta applicare anche nell’Isola, perché la gestione del patrimonio demaniale marittimo della Regione viene realizzata in maniera differente rispetto a quanto avviene nel resto d’Italia.
Infatti, in Sicilia è il governo regionale a detenere in prima persona il patrimonio marittimo e a rilasciarne le concessioni ai gestori. Invece, nelle coste continentali, sono i singoli Comuni a regolamentarne l’utilizzo e le assegnazioni. Tra l’altro, mentre in molte Regioni italiane si è verificato un vero e proprio automatismo nel rinnovo dei titoli, in Sicilia questo non è avvenuto. Si è proceduto, piuttosto, attraverso un ulteriore iter procedurale per reiterare e prorogare le concessioni.
Ciò che sorprende, tuttavia, è il basso costo che viene sostenuto dagli imprenditori siciliani per il pagamento delle concessioni alla Regione Siciliana. Come emerge dai documenti caricati sul Portale del Demanio marittimo regionale (clicca qui), il costo al metro quadro di ampie porzioni di costa può arrivare anche ai 3 o 4 euro.
Anche per questo motivo, la proroga non fa felici neppure gli ambientalisti, che lamentano un ritardo nell’applicazione della direttiva “Bolkestein”, o direttiva servizi numero 123 del 2006. L’Ue, infatti, nel perseguire gli obiettivi di tutela della concorrenza, non ha mai digerito il sistema italiano di rinnovo semiautomatico, avviando anche una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per l’adeguamento delle leggi nazionali (senza grande successo finora).
Secondo alcune associazioni, come Legambiente, in Sicilia più del 20% delle coste sono occupate da stabilimenti balneari o non sono comunque liberamente fruibili a causa delle concessioni demaniali elargite. La Sicilia nel 2021 si poneva al quarto posto tra le Regioni italiane per numero complessivo di titoli rilasciati: 5.365, dietro soltanto a Liguria, Puglia e Sardegna. Di queste concessioni, quasi 3.000 sarebbero scadute il 31 dicembre 2023 se non fosse intervenuto il decreto assessoriale siciliano a trasporre la disciplina nazionale del decreto Milleproroghe.
Ad oggi, ciò che è certo è che non si è ancora posta la parola fine al problema, ma che il tira e molla fra Italia e Ue proseguirà, coinvolgendo indirettamente sia il governo regionale che centinaia di imprenditori del settore.