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Attesa per il nuovo Papa

Conclave, riprendono le votazioni: arriva la seconda fumata nera

giovedì 8 Maggio 2025

Seconda giornata di Conclave. Riprendono oggi le votazioni per scegliere il nuovo Pontefice.

Alle 11.51 è arrivata la seconda fumata nera. Sono dunque andati a vuoti il secondo e il terzo scrutinio del conclave.

I 133 cardinali elettori si sono ritrovati alle 8 nel Palazzo Apostolico, per celebrare messa e lodi nella Cappella Paolina. Dalle 9:15 si sono ritirati in Sistina per recitare l’Ora media e procedere poi alle prime due votazioni. Due sono le fumate previste: una a fine mattinata, una la sera, ovvero al termine di entrambe le votazioni del mattino e del pomeriggio. A meno che il nuovo Papa non venga eletto alla prima delle due votazioni previste di mattina e di pomeriggio: in quel caso la fumata sarà anticipata attorno alle 10.30 se si raggiungerà l’intesa in mattinata o intorno alle 17.30 se sarà necessaria anche la prima votazione nel pomeriggio.

Ieri la prima fumata nera

Ieri i cardinali votanti sono rimasti chiusi nella Sistina per più di tre ore prima della fumata nera e mandare così il segnale che nessuno ha ottenuto abbastanza voti per succedere a Francesco. Al buio dei risultati del primo scrutinio nel conclave per l’elezione al soglio di Pietro, secondo voci riferite oggi da El Pais salgono le quotazioni di tre cardinali spagnoli come possibili successori di Bergoglio: Cristobal Lopez, Angel Fernandez Artime e Pablo Virgilio David.

Chi seguirà a Francesco?

Parolin è il favorito. Profilo altissimo, fine diplomatico, gradito in larga parte agli episcopati mondiali, ma vittima anche del fuoco amico durante le congregazioni generali per la sua gestione sia del caso Becciu (con documenti firmati da Francesco dal Gemelli con una sigla appena accennata che mettevano il cardinale fuori dal conclave), sia per l’accordo sulla nomina dei vescovi con la Cina. Un cedimento secondo i cardinali più tradizionalisti e gelosi dell’autonomia della Chiesa. Gioca in suo sfavore anche non aver compiuto il cosiddetto bagno pastorale, cioè non aver guidato mai una diocesi. Ma il suo tratto affabile, caloroso, umano lo rende comunque ancora del tutto sovrapponibile all’identikit di pastore tracciato dal collegio cardinalizio in questi giorni di discussioni, anche tese. In suo favore giocano anche le divisioni tra gli italiani e tra gli stessi bergogliani, arrivati non compatti alla meta.

C’è chi punta sul maltese Mario Grech (come il gesuita Hoellerich), l’uomo del sinodo e delle riforme; chi su Matteo Zuppi, bergogliano nel suo ricalcare le orme di prete di strada di Francesco (lui si definiva un prete callejero) ma non amato da italiani di stampo più conservatore legati all’era di Benedetto XVI come l’elettore Giuseppe Betori più legato alla vecchia guardia ruiniana. È sempre in questa divisione tra italiani e nel cosiddetto partito romano che avanza nelle ultime ore la figura di Fernando Filoni anche lui un diplomatico, entrato nel firmamento della storia diplomatica per essere stato l’unico ambasciatore occidentale a rimanere a Bagdad sotto i bombardamenti americani. Nel giuramento a favor di camera si sono distinti per tenuta lo stesso Parolin, ma anche Frances Prevost, figura di compromesso, che sarebbe ora la carta degli americani ritrovatisi più compatti di quanto non fosse nelle attese. Emerge poi il filippino David, ultimo nome lanciato come outsider dal fronte della continuità mentre si appanna la figura dell’altro filippino, Louis Antonio Tagle. Restano in quota il francese Jean Marc Aveline e Pierbattista Pizzaballa.

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