“Il turismo è destinato a diventare il motore propulsivo della nostra isola”, afferma il presidente regionale Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti, dopo avere preso atto dei contenuti delle cifre fornite su elaborazione dei dati dall’Istat. Al 31 agosto 2023 a raffronto con lo stesso periodo del 2022, gli arrivi in Sicilia sono stati pari a 4.888.423 unità rispetto ai 3.113.379 dell’anno precedente, con una variazione percentuale del 57%.
Le migliori variazioni percentuali si sono registrate in provincia di Siracusa (+94,8%), in provincia di Agrigento (65,5%) e in provincia di Palermo (63,5%). Seguono, a ruota, tutte le altre province. Le variazioni meno consistenti in provincia di Caltanissetta (16,6%) e in provincia di Trapani (33,8%).
Per quanto riguarda l’altra voce, presenze in Sicilia pari a 14.783.156 unità con un +52,6% rispetto ai 9.689.251 dell’anno prima. Unico dato negativo in questo contesto, sempre per quanto riguarda le presenze, quello della provincia di Caltanissetta con -1,7% (dai 183.539 del 2022 ai 180.460 del 2023). La migliore performance, sempre sul fronte delle presenze, quella della provincia di Siracusa (+ 74,2%) visto che si è passati dalle 689.593 del 2022 a 1.201.209 del 2023. Altri dati interessanti sono quelli che riguardano gli arrivi e le presenze per provenienza.
Gli stranieri, in Sicilia, hanno fatto registrare nel 2023, sempre al 31 agosto scorso, arrivi pari a 2.030.694 e presenze per 6.428.084 a fronte, rispettivamente, di 815.228 (arrivi) e 2.706.310 (presenze) riferito allo stesso periodo del 2022. Tra le provenienze turistiche più consistenti quelle dalla Francia (346.146 arrivi, 1.116.937 presenze); dalla Germania (255.286 arrivi, 936.304 presenze); dagli Stati Uniti (253.940 arrivi, 620.922 presenze); dal Regno Unito (158.586 arrivi, 586.831 presenze).
Per quanto riguarda gli italiani, gli arrivi nel 2023 sono stati 2.857.729 con 8.355.072 presenze rispetto ai 2.298.151 (arrivi) e ai 6.982.941 (presenze) del 2022. Le più consistenti quelle interne, cioè turisti dalla stessa Sicilia, con 1.390.032 arrivi e 3.421.055 presenze, a seguire la Lombardia con 318.757 arrivi e 1.208.914 presenze e il Lazio con 186.089 arrivi e 607.362 presenze.
I dati sul mercato terziario
Una tendenza del buono stato di salute del settore turistico trova conferma in un altro report pubblicato da Confcommercio Sicilia nei giorni scorsi sui dati siciliani del “mercato terziario”. A giugno 2022, del milione e 600mila occupati operanti in Sicilia, sono risultati essere 564.000 quelli attivi nel terziario di mercato. I dati, ricavati nell’ambito della ventiduesima edizione del Forum “I protagonisti del mercato e gli scenari per gli anni 2000”, presentato da Confcommercio nazionale. Il presidente regionale Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti, era presente nella cornice di Villa Miami a Roma in cui è stato illustrato il report dell’Ufficio studi Confcommercio ha presentato i dati della regione Sicilia.
“Nel periodo preso a riferimento, vale a dire sino a giugno 2022 – sottolinea Manenti – le attività terziarie di mercato davano lavoro nella nostra isola a 451.000 dipendenti mentre i lavoratori indipendenti risultavano essere 113.000 e da qui arriviamo al totale di 564.000. Vale a dire circa un terzo della forza lavoro presente in Sicilia. Rispetto alla crescita dell’occupazione assoluta che si registra negli ultimi due anni, poco meno dei tre quarti (il 68,3% per la precisione) appartiene allo stesso terziario di mercato. Il rovescio della medaglia, però, viene dal confronto con i risultati del 2019: se l’occupazione totale non ha completamente recuperato i livelli prepandemici, il deficit è attribuibile in esclusiva proprio al terziario di mercato (-3,4%). In più, la pandemia ha colpito pesantemente le piccole unità produttive e il lavoro autonomo”.
Rispetto a giugno 2020, per quanto riguarda i lavoratori dipendenti del settore si registra una crescita di 65mila unità mentre, sempre prendendo a riferimento lo stesso periodo, si registra una diminuzione del numero di imprenditori di 2.100 unità.
“Emerge, altresì – ancora Manenti – che tra giugno 2020 e giugno 2022, l’occupazione nel complesso delle attività economiche di cui si occupa la nostra confederazione è cresciuta di quasi 65mila unità, con il 64,3% di questo incremento concentrato nei servizi. La branca del terziario risultata maggiormente dinamica è quella degli altri servizi alle imprese, con una variazione positiva per oltre 12mila unità, seguita dai ristoranti (+ 3mila) e da alberghi, informazione e cultura e istruzione e sanità che, complessivamente, esibiscono un incremento che sfiora le 18mila unità. Per contro, i settori più penalizzati in termini di dinamiche occupazionali, con incrementi decisamente modesti, risultano quelli del piccolo commercio alimentare (+320 unità) e degli altri servizi alla persona (+400 unità circa), attività prevalentemente organizzate sotto forma di micro-imprese, quasi sempre senza dipendenti, quindi sostanzialmente corrispondenti al solo lavoro autonomo, che hanno subito le conseguenze negative più pesanti del doppio shock, prima pandemico, poi del caro-energia”.