Tra meno di un mese la lunga attesa finirà. Dopo 5 anni di stop ai lavori lungo la Tratta A (galleria “Imera-Lolli”) del passante ferroviario di Palermo, si potrebbe scrivere una volta per tutte la parola “fine” al noto problema del “tappo” di vicolo Bernava.
Il 14 maggio, infatti, concluderà il termine per ricorrere contro gli espropri stabiliti dall’ultimo avviso pubblicato da Italferr pochi giorni fa: «Avviso di avvio del procedimento volto dichiarazione di pubblica utilità del progetto definitivo della variante sulle modalità esecutive necessarie per la ripresa degli scavi della galleria “Giustizia–Lolli” nell’ambito del progetto ferroviario della tratta A: Palermo Centrale–Notarbartolo».
Tradotto: i proprietari delle case danneggiate dagli scavi del passante ferroviario potranno presentare opposizioni entro e non oltre il 14 maggio. Ma di fatto, la Regione Siciliana, tramite l’Arta (Assessorato Regionale del Territorio e dell’Ambiente, Dipartimento Regionale dell’Urbanistica, Servizio 2), con decreto dirigenziale n. 44 del 4 aprile 2017, ha approvato il progetto definitivo delle demolizioni in vicolo Bernava. In questo modo viene dato l’ok al cambio di destinazione d’uso, modificando di fatto il Prg.
LA STORIA. Al di sotto di questa piccola strada nel pressi del Tribunale, la Sis stava scavando una galleria ferroviaria quando all’improvviso, il 10 giugno 2012, gli operai vennero letteralmente ricoperti da un “fiume” di acqua e fango, che in pochi minuti generò il panico nella zona: una settantina di famiglie residenti fu sgomberata e ospitata in alberghi a spese della ditta; mentre 5 edifici nel tratto di soli 58 metri tra via Pacini e via Serpotta, furono evacuati per la presenza di crepe vistose e il rischio crollo. I proprietari fecero immediatamente causa alle Ferrovie e all’impresa per i danni subiti.
Dapprima, nel biennio 2013/14, si tentò la carta del consolidamento della falda “imprevista” dall’alto, con il jet-grouting (iniezioni di miscela cementizia ad alta pressione nel sottosuolo, ndr). Espediente che però si rivelò inutile e inefficace in quanto alla ripresa degli scavi, il 6 giugno 2014, un nuovo filone d’acqua riuscì a passare e far abbassare ancora le fondamenta degli edifici di altri 17 millimetri.
Da lì, Italferr e Sis decisero di tagliare la testa al toro, eliminando ogni rischio e rivolgendosi al prof. del Politecnico di Torino Giovanni Barla, luminare in gallerie a livello internazionale. La sua consulenza esterna (dai costi ancora ignoti) ha certificato che l’unica soluzione possibile per ultimare l’opera da 1,2 miliardi di euro fosse quella di buttare giù i 5 palazzi coinvolti; successivamente scavare sottoterra, drenare la falda, costruire il “tappo di fondo” della galleria e richiudere il tutto. Per un costo che si aggira sui 18 milioni di euro.
LA VARIANTE. Una maxi variante che da tempo è al vaglio della Regione e che pochi giorni fa è stata accettata dall’Arta. Al posto degli edifici sorgerà un grande giardino. «Trascorsi i 30 giorni previsti dalla legge – spiega a ilsicilia.it l’ingegnere Filippo Palazzo, della direzione Investimenti al Sud di Rfi – dopo i ricorsi e le opposizioni presentati dagli proprietari degli appartamenti, passeranno ancora 4 mesi circa. Penso che dopo l’estate, da settembre, potremmo avviare le demolizioni».
Uno dei punti cardine dei ricorsi sarà quasi certamente la stima sul valore dato alle case, che negli anni – sia a causa del crollo del mercato immobiliare, sia a causa della zona “in ostaggio” dei cantieri del passante – saranno notevolmente deprezzate. «Noi siamo già a lavoro per le stime immobiliari – rivela Palazzo – è chiaro che terremo conto dei prezzi di mercato. Se il valore dell’esproprio non piacerà ai proprietari degli appartamenti, potranno opporsi all’indennità facendo ricorso alla Cassa Depositi e Prestiti. Sarà poi un giudice a decidere. Il procedimento di esproprio però non corre alcun rischio e andrà avanti con o senza l’assenso dei proprietari». Insomma, non c’è più il rischio di bloccare l’opera. «L’ok del Dipartimento Regionale dell’Urbanistica – conclude Palazzo – cambia la destinazione d’uso dell’area, modificando di fatto il Prg».
Intanto su ordine del Gip Filippo Serio, la Procura della Repubblica ha disposto il sequestro preventivo dell’area di cantiere nei pressi di via Serpotta, in quanto a rischio crollo. Il provvedimento della magistratura non dovrebbe causare altri rallentamenti, anzi secondo alcuni potrebbe servire “da spinta” per accelerare le demolizioni. L’area chiusa al traffico è stata ampliata con nuove transenne.