Percorreva lentamente, il 29 maggio 2016, le strade di Corleone: ad un tratto la processione di San Giovanni Evangelista arrivò davanti alla casa della famiglia Riina, e, secondo i poliziotti e i carabinieri, il confrate Leoluca Grizzaffi, 36 anni, suonò la campanella e tutti si fermarono, proprio lì in via Scorsone 24.
Il motivo? Per ossequiare la famiglia del defunto capo di Cosa nostra. È quanto ha stabilito adesso il giudice monocratico del tribunale di Termini Imerese Fabio Raia.
Una versione dei fatti che, però, è stata smentita nel corso del dibattimento dal parroco Domenico Mancuso. “La processione ha percorso la via Scorsone come sempre e non ci sono state soste prestabilite”, ha affermato il sacerdote. Anche i confrati e le consorelle hanno sostenuto la stessa tesi. “Ci sono state diverse fermate, ma dinanzi la casa dei Bagarella sicuramente no”, ha detto Grizzafi. L’avvocato, Pierfrancesco Puccio, ha annunciato che il suo cliente si appellerà alla condanna.
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