Un contagiato di coronavirus tra i dipendenti del 118 non fa arrestare i soccorsi per strada. La paura è tanta ma, a quanto pare, le ambulanze sfrecciano nelle strade della Sicilia grazie alla voglia di tanti uomini che ogni giorno “hanno lo spirito e la voglia di aiutare il prossimo prevalendo al pericolo”.
Carlo Alagna è uno dei tanti autisti-soccorritori del 118. Lui lavora alla Seus dal 1998. Carlo è anche il presidente del comitato provinciale Mud Sicilia.
Racconta a IlSicilia.it la vita e le fatiche che in queste ore sta attraversando chi è schierato in prima linea per cercare di soccombere l’emergenza del covid-19. Carlo lo chiama il “nemico invisibile” e tecnicamente la situazione attuale, senza giri di parole per lui è una: “guerra”.
“Noi siamo in prima linea, stiamo lottando contro un nemico invisibile e con tutte queste difficoltà con cui ci ritroviamo a vivere”. Afferma Carlo Alagna. “Abbiamo carenza di dpi (dispositivi di disposizioni individuali) a norma che ci possono proteggere dal covid-19. Purtroppo abbiamo già un collega positivo. Teniamo a far capire all’utente e alle persone che in questo momento siamo sotto una grande pressione. I cittadini ci possono aiutare seguendo le disposizioni del nuovo decreto diramato da Musumeci”.
L’autista del 118 fa un appello ai siciliani ma anche a tutte le istituzioni di ogni livello. “Solo in veri casi di necessità bisogna contattare la centrale unica di emergenza che già sta vivendo gradi difficoltà per i grossi flussi di telefonate. Siamo in guerra ed è una guerra invisibile. Non possiamo rischiare di perdere. Noi siamo abbastanza preoccupati ma non ci fermiamo. Lo spirito e la voglia di aiutare il prossimo prevale il pericolo. Questo pericolo si può ridurre grazie ai dpi. Che non vengano a raccontarci dei vari scontri tra politici europei, scontri titanici tra le multinazionali: all’atto pratico a noi servono le mascherine e i camici. Stop. Cosa che ad oggi se il Prefetto di Palermo si alza e precetta tutti i ferramenta e colori del capoluogo ce li potrebbe fare avere. Questa è la realtà. Se l’Italia è tutta zona rossa le contromisure devono essere idonee. Non possiamo andare in guerra uno con le munizioni e uno con il fucile nella speranza che il compagno con il fucile muore e io uso il suo fucile”.