L’imborghesimento all’ennesima potenza dell’alta borghesia siciliana, italiana, che dai propri attici, dai loro mega appartamenti luminosi, dalle loro ville in campagna impartisce lezioni di legalità agli ultimi. Tanto è facile se ho tutto.
E gli ultimi, quel sottoproletariato urbano che arranca davvero ogni giorno e che nella migliore delle ipotesi dobbiamo augurarci che non diventi terreno fertile di quella cosa mostruosa che in Sicilia ha un solo nome: mafia. Tanto è facile se non ho niente.
Si stanno profilando due pessime organizzazioni sociali, la prima quella dei salotti bene con tanto di cucine meravigliose dalle quali sfornare gustosissimi manicaretti e la seconda che dovrà aspettare pane e pasta dai comuni in cui vivono coi soldi di Conte. O peggio, essere fomentati ad hoc per una sottrazione proletaria che proletaria non sarà affatto, somiglierà piuttosto ad un’organizzazione criminale capeggiata da chi ha bisogno di riprendere il controllo dei quartieri affamati, ma non solo di quelli.
Mentre i più fortunati continueranno a dare sfoggio del loro straordinario buon senso, rimanere a casa, cucinare pizza, biscotti, torte, portare a cagare il cane, ma solo alla mattina per non incontrare nessuno.
Altri vivranno in pochi metri quadri arrovellandosi come arrivare alla fine della giornata. Tenere i bimbi a fare i compiti con connessioni che barcollano, quaderni che mancano, cani che pisciano dentro casa, mariti violenti, donne che urlano. E mostreremo la nostra finta pietas sui social perché fa figo. Lo faremo tutti perché ci rende migliori.
La miopia della ragione, virus che sta attraversando le nostre viscere, il nostro cervello ci chiederà di fare una scelta, di capire cioè da che parte stare.
Molti di noi stavolta dovrebbero mostrare maturità e non parteggiare. Scegliere il giusto mezzo. Essere esempio e aiuto, ci sono migliaia di famiglie che stanno rischiando il collasso. Non solo quelle che ci parlano in palermitano stretto, pronte alla rivoluzione e che vogliono piccioli e non pane. E li vogliono subito. Ripeto piccioli e non pane. Non solo i ricchi di sempre, che non cambiano mai, nemmeno davanti alla possibilità della morte… Perché una cosa è morire con la pancia piena, un’altra è perire carichi di pititto.
Esiste la classe media di questo sistema malato, che sta rimanendo in punta di piedi magari canta pure dai balconi. Scrive e legge poesie: precari, musicisti, attori, liberi professionisti, avvocati, architetti, giornalisti e chi più ne ha più ne metta. A loro forse il pane servirebbe davvero, come mettere da parte l’idea che non è giusto e dignitoso chiedere aiuto.
Non amo le generalizzazioni, non siamo tutti uguali e conosco gente meravigliosa che vive nel suo attico aiutando come può e famiglie straordinarie e oneste che da domani avranno bisogno dell’aiuto di tutti noi perché non hanno davvero un euro per comprare le pennette lisce che tutti noi snobbiamo al supermercato e ci ridiamo perfino su!
Ma mal sopporto la violenza verbale e saccente di chi, da una parte e dall’altra ostenta ciò che ha o ciò che non ha. Avrei immaginato una rivoluzione sociale diversa e non di certo ai tempi del covid-19.
Queste due “organizzazioni sociali” non si incontreranno mai, smettiamola di fare gli ipocriti, cessiamo di cedere al fascino de proclami sui social, tanto nei supermercati economici non andremo mai, non tutti. E quindi chi se ne fotte? Che abbia inizio la guerra tra poveri! Che Dio ci salvi o il Papa che forse è meglio…