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Coronavirus, la giovane di Alcamo tornata dalla Cina: “Così ho aggirato il blocco, in Italia controlli blandi”

sabato 15 Febbraio 2020
dalila adragna

Dalila Adragna è una ragazza di Alcamo che circa due settimane fa è riuscita a tornare dalla Cina. Ufficialmente è sana come un pesce, ma per il paese in provincia di Trapani, la ragazza ha una colpa morale: l’essere stata in Cina. Esattamente a Chendu, città a mille chilometri da Wuhan dove è scoppiata l’epidemia del coronavirus.

La giovane, 25 anni – arrivata a ottobre nella Repubblica popolare per migliorare il cinese e impartire lezioni d’inglese – nei giorni scorsi era rimasta bloccata in un hotel della Cina e non poteva fare ritorno a casa a causa del blocco dei voli imposto dall’emergenza.

Blocco che per Dalila “è assolutamente inutile” racconta al ilSicilia.it. Secondo la giovane “non è questa la soluzione per proteggere gli italiani dal rischio dell’epidemia“. La ragazza, infatti, nonostante il blocco dei voli dalla Cina, è riuscita a raggiungere il nostro Paese, arrivando con un volo da Bangkok a Roma i primi di febbraio, per poi prendere un treno per la Sicilia: “Facendo uno scalo in Thailandia, sono quindi arrivata a Roma. Nello scalo internazionale mi hanno fatto una fotografia con una sorta di Ipad e credo mi abbiano misurato la temperatura corporea. Stop. Sono altre le prassi da seguire per difendere una nazione da un rischio di epidemia. Ad esempio, mi hanno raccontato che nello scalo internazionale di Pucket eseguono un test simile a quello per la misurazione della glicemia, attraverso una goccia del proprio sangue per verificare la positività del nuovo virus  nei viaggiatori provenienti dalla Cina”.

Settimane difficili per Dalila che oggi è tornata ad Alcamo e, nonostante sia assolutamente sana e non abbia il virus, cerca di non uscire da casa. Usa, inoltre, precauzioni per sé e per i suoi cari per scrupolo, visto che in Italia non le hanno fatto alcun controllo e addirittura racconta: “Non bacio nemmeno il mio ragazzo”.

Ma la sua non è preoccupazione o psicosi da coronavirus, ma norme di prevenzione dettate dalla sua esperienza in Cina. “Ho vissuto in una città fantasma. Sono rimasta bloccata in albergo per numerosi giorni cercando di capire quale poteva essere la soluzione per tornare a casa. In tutto questo ad oggi la Farnesina non mi ha nemmeno rimborsato il costo del biglietto dalla Cina”. Dalila, prima di tornare ad Alcamo, sempre per precauzione, ha comunque voluto verificare il proprio stato di salute: “Nonostante nessuno mi abbia imposto controlli, io i controlli li ho effettuati giorno 23 gennaio in un ospedale di Kunming e da allora sono rimasta in hotel” .

Quindi, l’unico rischio di aver contratto il coronavirus potrebbe essere stato durante il viaggio. Anche se il rischio è molto basso: “In Cina disinfestavano gli aeroporti e le strade spesso“. Ma per i suoi compaesani non basta. E dopo il suo ritorno ad Alcamo, Dalila è stata attaccata tramite i social “addirittura qualcuno su Facebook mi ha scritto che era meglio che rimanevo in Cina piuttosto che tornare. Ma d’altronde si sa, certi alcamesi non spiccano di enorme intelligenza” afferma la giovane siciliana, non senza una punta di amarezza

…Le eventuali paure sono frutto di mancata informazione riguardo alla questione e dal terrorismo psicologico che in Italia si sta portando avanti nelle menti tramite l’utilizzo dei media… Se un soggetto è pericoloso deve essere la scienza a dirlo, tramite test e controlli sanitari, ma l’Italia non ha agito in questo senso, se non con un blando controllo della temperatura. Ricordiamo che il blocco aereo non blocca le entrate nel Paese. Inoltre, suggerendo alle persone di qualsiasi nazionalità che intendono entrare in Italia di prendere voli con diversi scali, è facile perdere le tracce dell’itinerario di viaggio e lasciare entrare senza problemi anche soggetti pericolosi, che tanto non verrebbero controllati”.

Poi alza i toni e afferma: “Se mai fossi realmente stata contagiata, lo Stato non sta garantendo protezione e neppure sarei io la colpevole o la mia famiglia che giustamente ha voluto il mio ritorno, visto che questo -ahimè- è il mio Paese. Io non vorrei mai mettere in pericolo nessuno, dico tutto questo perchè vorrei che la gente possa essere consapevole della falla del sistema e zittire chi, non informato abbastanza, crede di essere tutelato solo perchè l’Italia ha chiuso i voli con la Cina. Manovra che, chiunque abbia un minimo di conoscenza economica, riconosce essere insufficiente, ma anche rischiosa, visto che può compromettere gli accordi bilaterali fra i nostri due Paesi”.

E in tutto questo c’è anche chi a Dalila ha consigliato di andare allo Spallanzani e fare determinati controlli specifici in merito al coronavirus: “Non avrei nessun problema ad andare a Roma e sottopormi a qualsiasi esame. Il Ministero della Salute avrebbe dovuto bloccare a Roma me e tutta la gente proveniente dalla Cina dallo scalo da Bangkok per esempio. Ma così non è stato. Quindi dovrei a mie spese farmi ricevere allo Spallanzani? E lo Stato che fa? Cosa sta facendo per gli italiani? Per proteggerli“.

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