L’ex vicesindaco ed ex assessore comunale di Palermo Emilio Arcuri e il consigliere comunale di Forza Italia Giulio Tantillo verranno sentiti dalla Procura di Palermo nei prossimi giorni come persone informate sui fatti.
La vicenda è quella dell’inchiesta su un giro di mazzette per la realizzazione di immobili in ex aree industriali che coinvolge, tra gli altri, due imprenditori, due funzionari del comune di Palermo e i capigruppo di Pd e “Italia Viva” finiti agli arresti. L’indagine è coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Demontis, e le persone indagate sono accusate, a vario titolo di corruzione.
Arcuri e Tantillo non sono stati raggiunti da nessun avviso di garanzia, anche se i loro nomi figurano nelle carte dell’inchiesta: “Non è il caso che io parli con nessuno. La ringrazio per l’attenzione ma non ho niente da dire. Negli atti della magistratura al momento a me non risulta che io sia indagato. Non mi metta in difficoltà. Non ho niente da dire”. Queste le parole dell’ex vicesindaco Arcuri a ilSicilia.it, dopo il terremoto che ha investito il comune di Palermo.
Scrivono gli inquirenti che Arcuri, in modo ironico, avrebbe avvisato una donna di stare attenta ad un eventuale trasferimento di Mario Li Castri alla mobilità poiché, appellandolo con il sostantivo di imbroglione, sarebbe diventato ricco in quell’ufficio: “…ma guardi, guardi che Mario Li Castri alla mobilità si può fare ricco quindi state attenti dove lo mandate, questo imbroglione diventerà ricco alla mobilità, dove lo mandate lo mandate (si accavallano le voci)”. Nella parte finale del dialogo l’allora assessore chiariva alla dirigente il tono ironico delle sue propalazioni: “… non voglio nessuno di questi, mi fa vedere, Mario non c’ha motivo perchè tanto se ne va a rubare pure alla Mobilità perlomeno ruba sotto il mio controllo, ovviamente sto scherzando, questo è evidente, perchè secondo lei il tram non è mobilità?”.