Per la procura della Corte dei conti la Regione Siciliana ha subito un danno da 116 milioni per i derivati stipulati nel 2005 e rinegoziati nel 2006 in contrasto con le previsioni di legge e privi di una reale funzione di protezione dalle variazioni dei tassi. La Regione ha estinto i derivati pagando l’importo di 13 milioni e 586 mila euro. Per la stipula dei derivati la Regione si era affidata all’assistenza di alcune banche.
Un invito a dedurre, atto che precede, la possibile citazione in giudizio è stata notificata dal procuratore Pino Zingale all’advisor Nomura che secondo quanto riportato nel provvedimento della giustizia contabile, la società con sede a Londra “ha proposto alla Regione Siciliana una strategia di gestione del debito ancor prima di ricevere l’incarico di advisor così ingerendosi funzionalmente e senza alcun titolo nelle funzioni della Regione – si legge nell’invito – Allo stesso modo ha proposto soluzioni poco chiare e non adatte a un ente pubblico, le quali prospettano soltanto vantaggi limitati ai primi anni dei finanziamenti senza evidenziare le conseguenze gravemente pregiudizievoli per le finanze regionali nel caso di movimenti dei tassi diversi da quelle considerati“.
In altri termini, “Nomura non ha mai offerto alla Regione delle simulazioni Monte Carlo che evidenziassero in termini di probabilità e ammontare le perdite che l’ente avrebbe subito nelle varie ipotesi di movimento dei tassi“.
Insieme alla società londinese sono chiamati a dedurre anche Vincenzo Emanuele, Ragioniere generale all’epoca dei fatti, Cosimo Aiello, dirigente del servizio; Filippa Maria Palagonia, dirigente; Giovanni Ravì, funzionario direttivo; Marcello Giacone, dirigente nello staff del Ragioniere generale. Secondo la procura “i funzionari hanno esposto la Regione al rischio, poi concretizzatosi, di esborsi elevatissimi in caso di fluttuazioni dei tassi tanto al rialzo quanto al ribasso; in altre parole, gli odierni invitati hanno effettuato operazioni altamente speculative con il denaro pubblico in violazione delle regole. Ne consegue che dal punto di vista soggettivo la condotta della banca deve essere ritenuta dolosa. Diversa la posizione dei funzionari regionali i quali certamente non possedevano le competenze di Nomura.”
Spiega ancora la Procura: “La condotta degli stessi risulta, quindi, caratterizzata da colpa grave dal momento che hanno stipulato contratti per importi elevatissimi senza un adeguato controllo dei rischi associati. Ne consegue che dal punto di vista soggettivo la condotta dei dipendenti regionali risulta caratterizzata da gravissima negligenza, imprudenza e imperizia. Alla luce di quanto sopra e salve variazioni all’esito della fase preprocessuale, del danno di euro 116.266.089,92 devono rispondere in via principale Nomura e, in via sussidiaria, i funzionari regionali che hanno gestito la stipulazione dei derivati nella misura di 1/5 ciascuno“.