Eppure tra l’influenzata dai cambiamenti climatici ed il consumo di suolo dato dall’urbanizzazione, quest’ultimo ha influenzato molto lo stato di salute delle nostre spiagge. Non solo edifici, strade e nuove opere infrastrutturali portuali, ma anche di difesa dei litorali.

A questo si aggiunge anche la mancanza di rispetto per un’alga fondamentale per le nostre spiagge e la biodiversità: la Posidonia oceanica.

La pianta marina, considerate tra i più rappresentativi e importanti ecosistemi costieri del Mediterraneo, è messa al primo posto come “habitat prioritario dall’Unione Europea” ma, nonostante ciò molti Comuni, oltre cittadini, la rimuovono illegalmente dalle spiagge.

“Senza di essa queste specie si estinguerebbero, almeno localmente. Altra azione “miracolosa” di questa pianta è quella contrastare l’erosione della sabbia a causa del moto ondoso invernale. Questo grazie alle sue fronde a pelo d’acquache rallentano la forza con cui l’onda frange la riva e grazie agli ammassi di foglie sulla spiaggia che contrastano la forza dell’onda. Anche se brutti a vedersi e spesso maleodoranti sono fondamentali per la sopravvivenza delle nostre spiagge ed è quindi un errore rimuoverle”.  A sostenerlo il naturalista Giuseppe D’Asaro.

Ma sanatoria o no, cosa può cambiare ormai per quelle strutture edilizie già preesistenti?

L’emendamento porta la firma del capogruppo FdI, Giorgio Assenza ed è stato presentato in commissione Ambiente, dove ieri, 11 luglio, era in discussione la riforma urbanistica.

Per Assenza: “L’emendamento permetterebbe di salvare decine di migliaia, forse centinaia di migliaia, di case costruite nei 150 metri fra il 1976 e il 1985”.

Inoltre all’inizio di luglio, la Regione ha dato la possibilità ai Comuni, tramite avviso pubblico, di poter riutilizzare il riuso dei materiali sabbiosi e ghiaiosi tratti dai corsi d’acqua in occasione di interventi di manutenzione o mitigazione del rischio idraulico.

L’opposizione interviene