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Covid, 12-17enni ok per Moderna: un’arma in più per immunizzare giovani

mercoledì 28 Luglio 2021

Diventano due i vaccini anti-Covid che potranno essere utilizzati per l’immunizzazione dei più giovani, ovvero dei ragazzi dai 12 ai 17 anni. Dopo il vaccino Pfizer, anche quello prodotto da Moderna ha infatti ricevuto il via libera dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), dopo l’ok dei giorni scorsi da parte dell’Agenzia europea dei medicinali (Ema). Un’arma in più per dare maggiore spinta alla campagna vaccinale, anche in vista della riapertura delle scuole a settembre, e che vede il pieno appoggio dei pediatri. I vaccini, affermano, sono “sicuri” anche per questa fascia d’età.

L’ok definitivo è arrivato dalla Commissione Tecnico Scientifica (CTS) di Aifa, che ha dunque approvato l’estensione di indicazione di utilizzo del vaccino Spikevax (Moderna) per la fascia di età tra i 12 e i 17 anni, accogliendo pienamente il parere espresso dall’Ema. Secondo la CTS, infatti, i dati disponibili dimostrano l’efficacia e la sicurezza del vaccino anche per i soggetti compresi in questa fascia d’età. Una pronuncia che vede pienamente concordi i pediatri. Come sottolineato infatti dalla presidente della Società italiana di pediatri (Sip), Annamaria Staiano, bisogna “insistere sul fronte delle vaccinazioni perché i dati attualmente disponibili dimostrano che i vaccini in questa fascia d’età, dai 12 anni in su, sono perfettamente sicuri”.

Per evitare di nuovo la didattica a distanza Dad, ha avvertito, “è importante ancora di più sensibilizzare i genitori e i ragazzi sulla certezza della vaccinazione anti-Covid, che è l’unica arma per combattere la diffusione del contagio”. Stigmatizzando quindi le tante fake news in circolazione su vaccinazioni e bambini – come il rischio di infertilità o di danni al Dna – Staiano invita genitori e ragazzi a stare tranquilli. La maggior parte dei soggetti in queste fasce d’età, chiarisce, “non presenta eventi avversi dopo la vaccinazione, però in un soggetto su dieci si possono verificare degli eventi avversi di lieve entità, che possono seguire anche ad altri tipi di vaccinazione, quali, ad esempio, dolore nel sito di iniezione, stanchezza, mal di testa, dolori muscolari e articolari, brividi, qualche volta diarrea, febbre, ma sono tutti sintomi aspecifici molto ben controllabili”. Quindi ad oggi “non sono riportati eventi avversi tali da poter incutere paura nei genitori circa la vaccinazione dei propri figli”.

Quanto al dibattito sull’obbligo vaccinale, “sebbene siamo veramente ancora molto lontani per la copertura vaccinale in questa fascia d’età, noi come società scientifica – rileva – non possiamo consigliare l’obbligo. Dobbiamo invece implementare la campagna di sensibilizzazione e diffondere le giuste conoscenze tra i genitori per renderli sempre più consapevoli di scegliere per il meglio”. Intanto, nuove evidenze scientifiche arrivano sul fronte dei vaccini in uso. L’azienda Pfizer ha infatti reso noto che una terza dose di vaccino anti-Covid rafforza la protezione contro la variante Delta, sottolineando che “nuovi studi mostrano che una terza dose ha effetti neutralizzanti della variante Delta cinque volte maggiori per coloro fra i 18 e i 55 anni dopo la seconda dose, e 11 volte maggiori per coloro fra i 65 e gli 85 anni”. Le autorità, aggiunge Pfizer, determineranno “se e a chi raccomandare” una eventuale terza dose. Un altro studio pubblicato sulla rivista Lancet dimostra invece che il rischio di avere una trombosi con trombocitopenia (Tts), l’evento avverso più grave associato in rarissimi casi al vaccino Astrazeneca, cala molto dopo la seconda dose, tornando ai livelli della popolazione generale.

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