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Covid, Donato: “Sono entrata in ospedale senza green pass ma in sicurezza”

venerdì 6 Agosto 2021

Quando si è presentata stamani nell’ospedale “Cervello”, a Palermo, per fare una ispezione nel suo ruolo di eurodeputata, a Francesca Donato della Lega è stato chiesto il green pass. “Ho risposto di non averlo, sono guarita dal virus sei mesi fa – racconta all’ANSA – All’inizio c’e’ stata un po’ di confusione: io credo che non serva il green pass in questi casi; poi io e il mio collaboratore abbiamo indossato la tuta, i calzari e tutto l’occorrente per gli ingressi in sicurezza. Mi sono assunta la mia responsabilita’ e ho fatto la visita“.

L’europarlamentare accompagnata da responsabili sanitari e operatori è stata nei reparti Covid di intensiva e subintensiva, dove due giorni fa si è suicidato un paziente buttandosi dal terzo piano. “In sub-intensiva sono ricoverati sedici pazienti, solo in due sono vaccinati – riferisce – Ho trovato gente molto sofferente e operatori sanitari encomiabili, perche’ e’ veramente difficile lavorare in quei reparti con quel vestiario che anche io ho indossato oggi“.

La visita era stata annunciata qualche giorno fa dalla stessa deputata europea a seguito del caso di suicidio di un malato di Covid-19 che si era gettato dalla finestra di uno dei reparti Covid dell’ospedale palermitano.

Era mia intenzione – spiega Francesca Donato – verificare le condizioni della struttura avessero in qualche modo potuto influire su questa tragedia. Dalle parole dei degenti e del personale appare evidente che non esista alcuna responsabilità del personale e dell’ospedale. Purtroppo si è trattato di una situazione imprevedibile“.

La parlamentare europea della Lega sottolinea che dai colloqui con i 16 pazienti della terapia semintensiva “è emersa la grande umanità e professionalità del personale sanitario dell’ospedale”.

Due dati sono inoltre emersi con chiarezza – sottolinea Donato – il primo è che nessuno dei pazienti prima del ricovero è stato sottoposto a cure preventive ma su tutti si è intervenuto con il protocollo ‘tachipirina e vigile attesa’, i cui limiti e la cui inefficacia sono  ormai attestati  dalle cronache mediche. È chiaro che l’adozione di protocolli di cure domiciliari, su cui c’era anche un impegno dell’assessore alla Salute, mi sembra un percorso non più rinviabile. Il secondo aspetto è che appare improcrastinabile il rafforzamento del supporto psicologico per i pazienti ma anche per il personale medico. In particolare in questi ultimi ho avvertito una grande stanchezza mentale, oltre che fisica. E’ fondamentale non  lasciarli soli, per questo chiederò all’assessore regionale alla salute Ruggero Razza un impegno concreto per un supporto psicologico massiccio per degenti e operatori sanitari” conclude l’esponente della Lega a Bruxelles“.

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