Nella settimana dal 10 al 16 novembre “netto incremento della circolazione virale con impatto ospedaliero” al momento contenuto “grazie ai vaccinale”.
Rispetto alla precedente, si rileva un aumento del 32,2% di nuovi casi di infezione da Sars-Cov-2 (54.370 rispetto a 41.091), un aumento del 15,5% dei ricoveri di pazienti con Covid-19 che presentano sintomi (3.970 rispetto a 3.436) e un aumento del 14,3% delle terapie intensive (481 rispetto a 421). E’ quanto rileva il nuovo monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe.
In 7 Province si contano oltre 150 casi per 100.000 abitanti: Trieste, Bolzano, Gorizia, La Spezia, Forlì-Cesena, Padova e Vicenza. E quanto rileva il monitoraggio Gimbe relativo alla settimana dal 10 al 16 novembre. Per la quarta settimana consecutiva si conferma un incremento dei nuovi casi settimanali, come documenta anche la media giornaliera, “che in un mese è triplicata: da 2.456 il 15 ottobre a 7.767 il 16 novembre”. In tutte le Regioni, tranne Calabria e Umbria, si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi, che va dal 0,7% della Puglia al 180% della Valle D’Aosta.
Dal 10 al 16 novembre, secondo il monitoraggio Gimbe, continuano a salire del 23,1% anche i casi attualmente positivi (123.396 rispetto a 100.205), del 23,5% le persone in isolamento domiciliare (118.945 rispetto a 96.348), e e del 21,8% i decessi (sono stati 402, di cui 28 riferiti a periodi precedenti).”Sul fronte ospedaliero – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari del Gimbe – si registra un ulteriore incremento dei posti letto occupati da pazienti Covid: rispetto alla settimana precedente +15,5% in area medica e +14,3% in terapia intensiva”. In termini assoluti, il numero di pazienti Covid in area medica è aumentato da 2.371 del 16 ottobre a 3.970 del 16 novembre (+67,4%) e quello nelle terapie intensive da 338 del 25 ottobre a 481 del 16 novembre (+42,3%).
“Nello scenario attuale caratterizzato dal progressivo aumento della circolazione virale e dalla riduzione dell’efficacia vaccinale che impone la dose di richiamo, sono due le decisioni politiche che possono minimizzare il rischio di misure restrittive”, spiega Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. La prima, precisa “è ridurre a 6 mesi la validità del green pass rilasciato a seguito di vaccinazione, in linea con le evidenze scientifiche sulla durata della protezione vaccinale e con le indicazioni per la dose di richiamo”.
La seconda “è introdurre l’obbligo vaccinale sia per il ciclo primario, sia per la dose booster, almeno per tutte le categorie di lavoratori a contatto con il pubblico”. Non convince, invece, il “super green pass” sul modello austriaco.
“Di fatto – conclude Cartabellotta – è un surrogato dell’obbligo vaccinale: escludere il tampone dalle modalità per il rilascio della certificazione verde rischia solo di aumentare le tensioni sociali senza alcuna garanzia di aumentare coperture vaccinali e adesione alla terza dose”.