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Covid, i funerali della famiglia morta a Pietraperzia: “Avevano paura del vaccino”

sabato 5 Febbraio 2022

Fuori dalla chiesa Madre di Pietraperzia (Enna) è stato affisso un cartellone che ritrae i 5 componenti della famiglia non vaccinata e morta per covid nell’arco di un mese. Anche la consuocera della coppia deceduta coi figli è morta.

Si sono svolti oggi i funerali delle due donne, madre e figlia, morte l’altro ieri a distanza di poche ore l’una dall’altra. Le bare delle donne sono davanti l’altare con le loro foto sopra e decine di persone vanno a salutare per l’ultima volta le vittime. Entra ed esce dalla Chiesa il cognato di una delle due, la cui moglie era morta il 22 gennaio scorso. “Mia moglie e mia cognata – dice – erano due donne straordinarie. Avevano molta paura del vaccino. Con mia moglie ne avevamo parlato tante volte ma non è riuscita a vincere la sua paura“.

Com’è possibile – continua  – che di cinque nessuno si sia salvato? Perché a telefono, due giorni prima mi hanno detto che andava meglio, che comunque, il fatto che mia moglie non avesse altre patologie era un fatto positivo e poi mi hanno chiamato per dirmi che era morta?“. “Abbiano fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità – dice al telefono il direttore sanitario dell’Umberto I di Enna, Emanuele Cassarà – sono stati curati con tutti i mezzi farmacologici, e non, a nostra disposizione, come curiamo tutti, vaccinati e non vaccinati“.

È per la quinta volta che ci troviamo in questa chiesa per celebrare i funerali di appartenenti ad una stessa famiglia“. Ha iniziato così la sua omelia don Osvaldo Brugnone, il giovane parroco della chiesa madre di Pietraperzia (Enna). Una cerimonia composta in una chiesa gremita di persone. Al termine la nipote Noemi, figlia di Maria, l’altra sorella, morta qualche giorno fa, ha letto una lunga lettera. “Sei stata come una madre, zia Concy – ha detto con la voce incerta per la commozione – non ci hai fatto mancare niente, ci hai sempre coccolato. Di te ci mancherà il sorriso. E tu nonna, proteggici da lassù’ e dacci la forza di sopportare tutto questo“. Poi le bare sono state portate a spalla, all’esterno della chiesa, e sul sagrato don Osvaldo insieme ad un altro prete, don Giuseppe Rabita hanno impartito un’ultima benedizione alle salme.

 

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