Come già detto in precedenza, si sta piano piano concordando sulla somministrazione di una terza dose di vaccino. Le domande quindi sorgono spontanee: con quale vaccino? Quanto dura quindi la copertura? Si deve fare anche per i vaccini monodose (quindi la seconda)?
Per adesso non si ha una risposta concreta a queste domande, non si ha ancora un’idea chiara sul quando, con quale vaccino e se sarà effettivamente necessario farlo. Negli USA sono state recentemente avviate delle nuove sperimentazioni per capire se un’ulteriore dose effettivamente prolungherebbe la protezione. Anche nel Regno Unito va avanti la ricerca per le diverse opzioni di richiamo a seconda della formulazione dell’iniziale primo ciclo vaccinale.
Secondo i diversi studi la copertura vaccinale dovrebbe essere di un anno, come per quelli influenzali comuni. Le persone vaccinate all’inizio della campagna sono ancora protette: la protezione del primo ciclo vaccinale infatti è ancora valida.
I vaccini a mRNA (Moderna e Pfizer), che sono del tutto nuovi, potrebbero avere una copertura maggiore rispetto agli altri in circolazione, basati su virus inattivati (come quelli prodotti da Sinopharm in Cina e Bharat Biotech in India). Per quanto riguarda i vaccini a vettore virale, come quelli di Astrazeneca e Johnson&Jonhnson, non essendo stati mai usati per immunizzare intere popolazioni, non si ha ancora conoscenza se questa tipologia fornirà una memoria immunitaria più duratura rispetto alle altre.
Considerando l’evoluzione rapidissima del virus della Covid, ancora non si riesce a prevedere se effettivamente servirà un siero aggiornato o se basterà una dose degli attuali vaccini a rafforzare la risposta immunitaria e a difenderci dalle varianti.
A tal proposito, Moderna ha già avviato uno studio clinico per confrontare la protezione sia di un’ulteriore dose del siero già esistente e sia di una dose “aggiornata” contro la variante sudafricana che sta preoccupando l’intero mondo scientifico e non.