“Le incertezze sulle prossime elezioni in Sicilia del centrosinistra come quelle della destra riempiono la cronaca agostana. La giusta ricerca di alleanze, in un sistema elettorale oltre che presidenziale anche di tipo coalizionale, rende più faticoso e tortuoso l’approdo finale da presentare agli elettori. Coalizione vuol dire alleanza tra diversi ma uniti da programmi condivisi da realizzare in caso di vittoria. Questa affermazione può sembrare ovvia, ma vale la pena ricordarlo a tutti. Anatemi, presunte discontinuità, oltre tutto dichiarate da chi continua a beneficiare dall’essere parte di quella maggioranza che ha garantito la governabilità, appaiono ipocrite e insopportabili. Sin dall’inizio questa discussione, relativa a ciò che bisogna fare alle prossime elezioni , è stata viziata da ipocrisie e tatticismi che stanno producendo sconcerto tra i nostri elettori”.
Comincia così un lungo post su Facebook dell’assessore regionale all’Agricoltura ed esponente del Pd Antonello Cracolici in merito alle prossime elezioni regionali.
“Quale alleanza? – si domanda – Avevamo costruito due anni fa uno schema politico con un governo regionale sostenuto da una coalizione coerente con quella che sosteneva prima il governo Renzi e poi il governo Gentiloni, Pd, sicilia futura, centristi per la Sicilia, Ncd, che nel frattempo cambiava denominazione in alleanza popolare. L’obiettivo era proporla agli elettori, allargandola alle forze delle sinistre che nel corso di questi mesi si sono costituite a seguito delle diverse scissioni avvenute nel PD a livello nazionale, oltre che a Sinistra Democratica. Tutto ciò comprendendo il meglio delle esperienze amministrative raccolte attorno a Orlando e ad alcuni Sindaci siciliani.La ragione di questa larga alleanza non nasce da una improvvisa cancellazione delle differenze, ma dalla comune consapevolezza di impedire l’avventura demagogica che il movimento 5 stelle rischia di produrre in Sicilia”.
“Nel frattempo – aggiunge – sono avvenuti alcuni fatti rilevanti: i centristi di Casini rompono con il governo Crocetta, Alfano rompe con Renzi a Roma aprendo una difficoltà in Sicilia, il Pd subisce una scissione e nasce MDP anche in Sicilia. Tutto ciò non ha impedito di vincere le elezioni a Palermo grazie ad una leadership forte come quella di Luca Orlando e per l’effetto di una modifica alla legge elettorale che ha consentito di evitare il ballottaggio avendo superato il 40% dei consensi. Aldilà di tutte le schermaglie e le dinamiche nazionali, rinunciare a proporre lo schema di una alleanza larga per le prossime elezioni, significa rinunciare a proporsi con sufficiente credibilità per quanti non vogliono consegnare la sicilia ai grillini e a quella destra che in sicilia fa finta di essere stata estranea ai disastri che sono stati prodotti negli anni che speriamo di lasciarci alle nostre spalle. Ne vorrei citare uno per tutti. Nei primi mesi del 2012 il governo Monti annunciò una iniziativa senza precedenti che minacciava il commissariamento della regione a causa della situazione fallimentare che poteva travolgere il debito pubblico italiano. Quella iniziativa, improvvida quanto si vuole, testimoniava la grave situazione economica e finanziaria della Sicilia, a sua volta generata dalla disastrosa gestione dei due governi guidati da Cuffaro che hanno aumentato a dismisura la spesa corrente aumentando il debito e lasciando a tutti quelli arrivati dopo i guai di una gestione disastrosa. Non c’è stata voce del bilancio che non abbia subito aumenti dei costi: sanità, formazione professionale, forestazione, partecipate, rifiuti, acqua, salvo non avere coperture se non quelle fittizie create con la finanza creativa che ha ulteriormente precarizzato la già difficile situazione regionale. Il paradosso è che mentre aumentava il debito della regione stentavano a spendersi correttamente i fondi extra regionali e venivano rendicontati, grazie a trucchi contabili che a effettiva nuova spesa per lo sviluppo. Tutto ciò è avvenuto con il centrodestra più forte d’Italia, quello del 61 a zero per intenderci”.
“Ora si può dire quello che si vuole su questi ultimi cinque anni, anch’io ho assistito a limiti e ad errori, ma voler nascondere i risultati conseguiti, malgrado la drammatica situazione della regione si sia sommata alla più grave crisi del dopoguerra ad oggi dell’intero paese con effetti disastrosi su tutta l’economia dell’isola, è un atto di disonestà intellettuale. Cosa è la richiesta di discontinuità fatta alcuni di quelli che si sono ingrassati in questi anni di gestione Crocetta? Il ritorno quell’epoca? Chi lo dice mente sapendo di mentire. Fa solo spicciola propaganda. Chi si candida a governare la sicilia deve sapere cosa troverà e cosa potrà fare. Troverà una regione con conti più ordinati, senza debiti camuffati, con una sanità più in equilibrio e con una buona distribuzione nel territorio, con una agricoltura più sviluppata, con una Sicilia che sta conquistando cifre importanti del turismo globale. Una Sicilia con una maggiore percezione di terra di bellezza e di qualità. È poco! forse ma è molto di più di quello che c’era 5 anni fa. C’è ancora tanto da fare me solo nella verità e non nella menzogna che sarà possibile aiutare la Sicilia a crescere”.
“A proposito di agricoltura voglio dare alcune cifre tra il 2016 e i primi sette mesi del 2017. Sono stati pubblicati bandi del Psr per1 miliardo e 38 milioni di euro, a cui si aggiungono i 600 circa per effetto dei trascinamenti della vecchia programmazione, circa 200 milioni per le varie azioni degli OCM. Siamo la prima regione per i bandi pubblicati per oltre 65 milioni sui fondi per la pesca. Nella scorsa programmazione ne abbiamo perso 35 su 150. Siamo riusciti a recuperare il bando del contributo biologico 2013, salvando oltre 8000 aziende dalla restituzione delle due annualità ricevute e garantendone loro le restanti tre annualità. Abbiamo chiuso la vergognosa vicenda sull’expo di Milano, per oltre due milioni di euro pagando tutti i creditori.L’agricoltura e l’agroalimentare sono divenuti i fiori all’occhiello della economia siciliana malgrado gelate, siccità, fuochi, grazie ad una imprenditoria cresciuta e intelligente ma una politica che ha assecondato le parti più dinamiche del mondo agricolo”.
“Si può discutere come si vuole sul candidato presidente – conclude – ma non è accettabile liquidare tutto questo non saremmo seri e soprattutto non saremmo onesti con gli elettori. Se si chiuderà un’alleanza larga come io auspico, non potrà essere fatta a prescindere da quello che si è fatto fino ad oggi. Io trovo corretto che si discuta di chi dovrà guidare questa alleanza. Crocetta ha navigato in questi 5 anni in maniera tempestosa ma ha condotto fin qui la nave. Adesso si può discutere sul futuro senza anatemi e senza ricatti. Serve chi possa unire al meglio questa alleanza larga. Ma serve un nocchiero, capace di parlare ai siciliani con auterovolezza e competenza. Se riusciremo a fare questo avremo fatta fare un salto di qualità alla politica siciliana. Il contrario di tutto questo rischia di condannare i siciliani alla marginalità”