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Oggi le Primarie Pd: sul piatto gli equilibri in Sicilia e il nome del candidato governatore

venerdì 28 Aprile 2017
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Banco di prova sia a livello nazionale che in Sicilia per i sostenitori delle tre mozioni congressuali del Pd: “Andiamo avanti insieme” che ripropone alla guida della segreteria il leader uscente Matteo Renzi; “L’Italia è il nostro partito” del magistrato e presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e “Unire l’Italia, unire il Pd”, con l’attuale ministro della Giustizia Andrea Orlando, candidato pure lui alla guida del partito.

Oggi è il giorno della verità. la resa dei conti che sancirà chi fra i tre contendenti guiderà i Dem nel prossimo futuro. Quel che è certo è che Renzi non è più il leader incontrastato del Pd, perché anche dopo l’abbandono dei bersaniani in polemica con il segretario, il popolo democratico non è stato per niente unanime sulla sua leadership.

Le tre mozioni, propongono idee e strade diverse che si ricongiungono però su un unico obiettivo: sanare le ferite interne ad un Pd depotenziato dalle diaspore e ancora sanguinante dopo i recenti abbandoni e “cambiare verso”, dopo la lunga fase della rottamazione renziana, per ritrovare a partire da oggi un momento di unità oltre l’eterna dialettica interna e un’identità nuova che guidi le scelte future di fronte alla sfida con il M5S alle prossime Politiche.

Ma non sono solo gli scenari nazionali ad interessare il Pd. Dalla segreteria nazionale potrebbero arrivare indicazioni ben precise sul da farsi anche in Sicilia, dove i primi di novembre si giocherà la partita delle regionali, con il governatore uscente Rosario Crocetta che ha già affermato di voler riproporre la sua candidatura e ha rinominato il suo vecchio movimento “Il Megafono” in una versione autonomista 2.0 “Riparte Sicilia”.  Abbiamo chiesto allora ai tre coordinatori portavoce delle diverse mozioni in Sicilia Fausto Raciti (Renzi), Andrea Berretta (Orlando) e Pino Apprendi (Emiliano) quali siano le ragioni per le quali gli elettori siciliani del Pd debbano votare la loro mozione e quali gli scenari che i tre indicano per le prossime elezioni regionali, primarie incluse che, di partito o di coalizione, rischiano ora di saltare.

“Sicuramente ci sono una serie di ragioni, quella che mi ha colpito da meridionale è un attenzione diversa al tema della lotta alle diseguaglianze, alla povertà, ma anche alla specifica diseguaglianza territoriale tra Nord e Sud”. E’ quanto afferma Andrea Berretta, parlamentare del Pd e componente della commissione giustizia della Camera, a cui il ministro Orlando ha affidato la campagna in suo sostegno in Sicilia.

“Alla mozione hanno collaborato esperti dello Svimez  – dice  – e un altro elemento che mi porta a sostenere Orlando è la credibilità di un candidato che nel suo percorso politico ha dimostrato di avere grandi qualità sia come uomo di partito che di governo”.

Gli scenari siciliani si definiranno però, secondo il parlamentare, solo dopo il 30 aprile e il nodo è l’ipotesi primarie per la scelta del candidato alla presidenza della Regione. Ipotesi che non piace a Berretta: “E’ uno strumento importante – dice – , c’è un identificazione tra il Pd e le primarie, ma non sono una regola senza eccezioni: siamo impegnati in un congresso che si concluderà tra qualche giorno e le primarie sarebbero una contraddizione oggettiva, perché ci costringerebbero ad un’ulteriore fase di competizione interna. E’ ora di misurarsi con Forza Italia e Movimento 5 Stelle e costruire un programma insieme agli alleati di centrosinistra. Mi auguro si possa vincere alle regionali, ci sarebbe una refluenza inevitabile anche sulle elezioni politiche. Su un’eventuale candidatura di Rosario Crocetta, Berretta non ha dubbi:”Ribadisco la valutazione negativa dell’operato del governo regionale. Questa esperienza prima si interrompe e meglio è. Non penso possa essere riproposta per il futuro”.

Diversi lumi adduce il segretario regionale Fausto Raciti, che ci tiene a rimarcare invece “sulla necessita di mettere in discussione i meccanismi di funzionamento dell’Unione Europea e di farlo da una base di protagonismo del partito democratico e attraverso una politica democratica”.

La mozione dei Renziani aveva trionfato in Sicilia al voto dei circoli, con l’82% rispetto alle altre due, di certo è la più forte. In vista del congresso nazionale a Palermo e a Ragusa come capilista, rispettivamente Antonello Cracolici, assessore all’Agricoltura che vi ha aderito in quota Giovani Turchi, e Giovanni Denaro segretario provinciale, si è allargata anche ai para-renziani dove Daniela Cardinale, figlia dell’ex ministro Totò Cardinale farà da guida a Caltanissetta.

Raciti, che aderisce all’area guidata da Orfini,  punta tutto sul protagonismo renziano: “Ci occorre rivedere i nostri modelli organizzativi e recuperare con forza la linea di protagonismo del partito democratico. La leadership di Renzi  – dice – è ancora fondamentale per ricostruire il Paese”.

Il segretario però si blocca davanti all’ipotesi delle primarie, mantenendo la linea attendista che al momento viene imposta da Roma: “Nel Pd le primarie sono un automatismo – dice Raciti – a meno che non ci sia una larga maggioranza che decida per il no. Il nostro orientamento è fare le primarie per scegliere il presidente, ma se in un dibattito democratico dovessero emergere argomenti contrari non farei fatica ad adeguarmi”. Una linea di certo non condivisa pienamente da Antonello Cracolici, che scalpita per candidare proprio alle primarie come candidato governatore.

Certo è che la candidatura di Rosario Crocetta alle prossime regionali sarà argomento di dibattito anche tra i renziani in fase congressuale. Mentre a febbraio Raciti aveva messo i paletti, criticando Crocetta e parlando di “fughe in avanti” in vista del congresso, la linea è morbida e inclusiva: ” Costruiremo una discussione nei prossimi mesi, ma non contro Crocetta, semmai insieme a Crocetta. Mi sembra difficile che il governatore della Regione siciliana non sia un protagonista di un nuovo progetto di governo. Non sarà fatta alcuna opera di dissuasione, semmai una scelta insieme nel trovare il modo di rilanciare la coalizione: mi sembra assurdo che questo possa essere fatto senza Crocetta”.

Va giù duro, invece, Pino Apprendi, deputato regionale e primo tra i promotori della legge sulle unioni civili che vige in Sicilia, che individua responsabilità e percorsi futuri:“All’interno del Pd c’è una parte di iscritti e di elettori che sono andati via a causa dell’atteggiamento di Renzi. Un atteggiamento che ha compromesso la sua reputazione di fronte agli interessi reali del cittadino”.

Secondo Apprendi, che guida la lista Emiliano a Palermo (mentre in provincia c’è Beppe Lumia): “Renzi si è molto allontanato dagli interessi del cittadino, guardando con più attenzione ad un mondo lontano da noi”.

Per ricordare un episodio cita il volo della Fiat di Marchionne in America e la chiusura dello stabilimento di Termini Imerese. “In quell’occasione Renzi aveva inaugurato slogan che lo vedevano con Marchionne e non in favore del sindacato, si è allontanato sempre più dai lavoratori. Inoltre ha deluso molto anche chi dentro il Pd proveniva da un’area cattolica”.

“La mozione Emiliano porta alla guida del Pd una persona dotata di grande esperienza amministrativa, lo ha dimostrato come sindaco e come presidente della Regione”. Per Apprendi “occorre puntare su una maggiore sensibilizzazione alle problematiche sociali, il partito deve riavvicinarsi alla gente”.

Più complessa la situazione in vista delle regionali del 5 novembre, dove il parlamentare dice no alle primarie di coalizione e lancia un provocazione al presidente della Regione uscente: “L’ho detto già in altre occasioni, le primarie mettono in competizione le persone e spingono a fare meglio e di più. Sono favorevole, ma meglio se si tratta di primarie di partito che mettano a disposizione della coalizione un candidato. Rosario Crocetta? Si metta in gioco, partecipi e accetti il risultato delle primarie”.

Una situazione ingarbugliata, dunque, per un partito nel quale le diverse anime vanno ciascuna per conto proprio. Sul tavolo, non soltanto gli equilibri nazionali, ma lo scoglio primarie e la leadership in Sicilia. La battaglia è appena all’inizio.

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