Carissimi,
ne sono certo, non può che essere un Ingegnere.
Me lo immagino nel momento della “madre di tutti gli appalti” quando in una enorme stanza luminosa e bianca, seduto al centro di un grande tavolo di riunione, attorniato da i suoi “alati collaboratori”, mentre la musica di sottofondo era sempre quella di cori gloriosi (a Lui piaceva lavorare sentendo musica), voltarsi verso sinistra e sfogliando le innumerevoli tavole piene di dettagli, chiedere: “che te ne pare?”
E sentirsi rispondere: “Sei un Dio!”
E replicare: “Lo so!”
E voltarsi poi verso destra e chiedere: “E tu perché non parli?”
E sentirsi rispondere: “Si è bello, ma non possiamo darlo in appalto ad affidamento diretto, in modo fiduciario, ad intuito persona.”
E replicare: “comando Io e si fa come dico Io e poi ho già pronto un pacchetto di 10 leggi speciali e semplici che costituiranno il regolamento d’attuazione. Una sorta di fascicolo del “fabbricato”.
E sentirsi rispondere: “Eh sì, ma le leggi vanno interpretate…”
E Lui replicare infastidito: “Ma tu collabori con me o vinisti ppi criticare? Per chi lavori?”
E sentirsi rispondere: “Faccio l’avvocato del diavolo!”
Fu allora che nella sua grande saggezza si rese conto che il suo “perfetto progetto” avrebbe dovuto fare i conti con tante mozioni e tanti di quei soggetti che si sarebbero messi di traverso, ma per pronto accomodo dettò al suo dittafono: “ricordarsi di creare gli avvocati e i giudici”.
Così si affretto a promulgare le 10 leggi speciali che sapevano di “comandamenti” e che sarebbero risultati necessari per realizzare “quell’infinito appalto” in sei giorni, perché il settimo aveva già preso impegni ed intendeva andarsi a riposare.
Mentre il collaboratore di sinistra si complimentava quello di destra continuava a fargli notare che bisognava stabilire una pesante penale se non si fosse ultimato il tutto il sei giorni ed inoltre che non si sarebbe potuto iniziare senza l’aver nominato un coordinatore per la sicurezza visto i siti da realizzare erano sparsi per “tutto l’universo” e quindi che era probabile l’uso di più imprese.
A quel punto Lui si volto verso il collaboratore alato sulla sua destra e gli disse: “a questo punto mi hai rotto le scatole (non so se usò proprio questo termine poiché Lui era uno di classe) vai all’inferno!”
E con un gesto lo incenerì. Gli dava fastidio che seppur fidato collaboratore costui non avesse compreso che intendeva fare tutto da solo, altro che subappalti.
E fu così che il Primo Ingegnere creò tutto ciò che ci circonda e ben oltre, se ci riferiamo a tutto quanto ancora non conosciamo.
Certo debbo dire che come tutti i progettisti ebbe anche Lui le sue preoccupazioni, come quando stanco di sentirlo lamentare e chiamare ogni cinque minuti, approfittando di un suo momento di abbiocco (buggerandolo dicendo di avergli tolto una costola) per dare “compagnia” all’Uomo, si inventò la Donna e già dai primi discorsi scoprì che “ne sapeva una più del diavolo”, però come faceva sempre, “sinni priò” comprendendo di aver creato la natività e la vita.
La vita, i figli, quanti pensieri e non nascondo che quando diede in adozione il Suo a quella “brava coppia” raccomando a Lui, Giuseppe il falegname (un po’ “più spuntuliddru”) di dare un mestiere al ragazzo, non appena avuta l’età, si dovette dispiacere tanto quando il giovane la sera tornava tardi per frequentare quel “gruppo di scappati di casa” essendosi buttato in politica.
La politica certamente non l’aveva inventato Lui e lo costernava il pensare che Suo Figlio sarebbe dovuto andare incontro ad un brutto destino. Fu così che un giorno di venerdì, l’arresto per reati politici e a seguito di un tradimento, glielo giustiziarono pubblicamente in mezzo a “due ladroni”.
Lui che aveva progettato tutto alla perfezione, non aveva fatto i conti con l’unica parte imperfetta del Suo progetto, l’uomo e le sue debolezze, ma pensando alla Donna e al miracolo della natività a lei affidato si consolo pensando che ogni qualvolta una creatura viene al mondo è gioia e speranza che questo attraverso la sua opera, prima o poi, possa diventare migliore e per ciò…
Buon Natale. Un abbraccio, Epruno.