“Le parole di Giuseppe Salvatore Riina sono un insulto alla verità, un tentativo di deformare la memoria collettiva, una storia di sangue e di violenze che le sentenze hanno già condannato, senza se e senza ma. Non siamo di fronte a parole improvvisate, ma ad un tentativo deliberato di negare o ridimensionare le responsabilità del padre nelle stragi, negli omicidi eccellenti, nelle atrocità che hanno insanguinato la nostra democrazia”. Lo dichiarano Totò Cuffaro, segretario nazionale della DC; Laura Abbadessa, presidente regionale della DC e Carmelo Pace, capogruppo DC all’Ars.

“Totò Riina è stato il capo di Cosa nostra, il mandante e il regista degli omicidi eccellenti e della stagione stragista che ha assassinato Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, i loro uomini e tante altre vittime innocenti. Questo è ciò che la storia e la giustizia hanno accertato, e questo è ciò che deve rimanere scolpito nella coscienza collettiva senza esitazioni e senza equivoci”, aggiungono.

“Negarlo, significa infangare la memoria dei morti e oltraggiare il sacrificio di magistrati, investigatori, forze dell’ordine che hanno pagato con la vita o con anni di servizio duro per affermare la verità. Non possiamo restare in silenzio di fronte a chi tenta di diluire o di capovolgere la verità. Simili narrazioni non sono soltanto offensive, sono anche pericolose. Rischiano di confondere le nuove generazioni, di intaccare la loro fiducia nelle istituzioni e di insinuare il dubbio lì dove la giustizia ha già sancito la verità. Ed è proprio ai giovani che dobbiamo trasmettere senza ambiguità il senso di una memoria che non si piega e di una verità che non si negozia”, concludono.