La politica italiana ci ha abituati a pessimi esempi. Decenni di poltronismi hanno ingenerato nella pubblica opinione la convinzione che i politici siano una casta autoreferenziale e intoccabile. E purtroppo, al di là di facili e demagogici slogan, nella maggior parte dei casi, è una triste, quanto incontestabile, verità.
Non può essere un caso che sempre più elettori decidano di non andare a votare e deleghino ad altri i destini delle comunità in cui vivono. Comportamenti recidivi e autotutele improponibili hanno, infatti, conseguito quale effetto principale il rifiuto per la politica da parte di tanti. Tantissimi.
Eppure, la Politica, quella vera, dovrebbe essere ben altro da tutto ciò. Alla base della buona amministrazione dovrebbe esserci innanzitutto il rispetto delle regole, della legge, e dei cittadini. Questi principi etici essenziali devono, poi, trasformarsi in azioni concrete. E questo è il passaggio più difficile.
Ecco perché la decisione di Giorgio Ciaccio di dimettersi da deputato regionale all’Ars una volta appresa la notizia del rinvio a giudizio per il caso “firme false”, è un gesto nobile, che restituisce alla Politica quell’etica che dovrebbe sempre essere alla base di ogni azione di chi ci rappresenta come cittadini.
Eppure, Ciaccio non aveva l’obbligo di dimettersi. Avrebbe potuto proseguire il proprio percorso parlamentare sino alla fine della legislatura e intascare lo stipendio da deputato regionale ancora per diversi mesi. E invece no, come egli ha scritto, ha deciso di mettere la parola fine al proprio cammino all’interno delle istituzioni.
Agli agenti della Digos che a ottobre 2016 lo avevano sentito sul caso delle firme contraffatte, aveva ammesso le proprie responsabilità. Non si era tirato indietro. Non aveva negato, Non si era trincerato dietro la facoltà di non rispondere. E adesso che anche a causa della sua stessa confessione è stato rinviato a giudizio, non ci ha pensato due volte e ha posto la parola fine alla propria esperienza di parlamentare.
E’ un esempio Giorgio Ciaccio. L’esempio di chi ha scelto la politica non quale ufficio di collocamento per sé e per i propri familiari, non quale occasione per gestire potere, non quale vetrina per mettersi in luce, ma per svolgere un servizio ai cittadini, nel nome di un ideale che si chiama buona Politica.
Perché l’onesta non è un semplice slogan, ma principio fondante del vivere quotidiano. E non è facile e non è da tutti ammettere i propri errori e farsi da parte.
Si prenda esempio da Giorgio Ciaccio, che con questo semplice gesto, restituisce a tutti noi la speranza che una Politica pulita è ancora possibile e che vi sono ancora persone che non si sono piegate alla facile conclusione che la politica sia una “cosa sporca”.
Grazie Giorgio. Grazie dal profondo del cuore.