La Regione Emilia Romagna torna alla carica contro i daini e questa volta nel mirino non ci sono solo quelli del Lido di Classe (Ravenna), già minacciati dalle doppiette diversi anni fa, ma anche la popolazione presente nel Lido di Volano, sul litorale comacchiese, in provincia di Ferrara. E così l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) ha lanciato oggi un’iniziativa popolare per invitare la Regione guidata da Stefano Bonaccini ad adottare metodi incruenti per il contenimento degli esemplari “in sovrannumero” e misure di prevenzione che consentirebbero ai daini, tanto amati dai cittadini, di vivere serenamente nel loro habitat.
Con il Piano regionale per il controllo delle popolazioni di daino (Dama dama) di Lido di Classe e Lido di Volano approvato con la delibera della Giunta regionale n. 140/2021, la Regione Emilia Romagna intende catturare e trasferire in territori faunistico-venatori i poveri animali, destinati quindi a finire nel mirino dei cacciatori.
“Dopo la reintroduzione, si vuole ora limitare numericamente la presenza dei daini con interventi di cattura e allontanamento“, spiega Micaela Cristofori, delegata dell’Oipa di Ferrara. “Ora per la Regione Emilia Romagna la popolazione degli ungulati va catturata e trasferita poiché rappresenterebbe un pericolo per la sicurezza stradale: un’affermazione basata su un censimento discutibile, visto che l’ultimo risale all’aprile del 2019. La stessa Ispra, inoltre, prescrive la necessità di procedere a più monitoraggi per una stima effettiva degli esemplari presenti in un determinato territorio entro il mese di marzo. Per di più, i progetti di controllo sperimentale sulla fertilità continuano a rimanere solo sulla carta”.
La giustificazione addotta dalla Regione per autorizzare il prelievo e il trasferimento degli esemplari è sempre la stessa: garantire la sicurezza stradale e proteggere gli agricoltori dai danni causati dagli ungulati. Tuttavia, come evidenzia l’Ispra, non solo la Regione non ha mai provveduto a mettere in atto i metodi ecologici previsti dalla legge n. 157/1992, come l’installazione di cartelli stradali segnaletici, di dispositivi di dissuasione quali i sensori luminosi e i dissuasori acustici e adeguate recinzioni nei punti ad alta percorrenza, ma cade anche in contraddizione quando afferma di non avere investito nei fondi europei per allestire “attraversamenti verdi” per la fauna selvatica in quanto gli incidenti stradali causati da animali in transito sarebbero esigui. Inoltre, per i danni alle colture, la Regione già provvede erogando indennizzi e fondi per la prevenzione degli stessi.
“E allora perché, ci chiediamo, autorizzare questa operazione di cattura e trasferimento in luoghi dove saranno oggetto delle battute dei cacciatori? – prosegue Micaela Cristofori – Durante gli interventi di prelievo, certamente molto più costosi per le casse pubbliche rispetto all’utilizzo dei metodi ecologici, molti daini catturati con telenarcosi moriranno e quelli che arriveranno vivi nei distretti territoriali, individuati nel piano faunistico venatorio, saranno poi destinati a essere uccisi anche se provvisti di marcatura, non facilmente identificabile da lontano, macellati dopo essere stati consegnati ad allevamenti da carne o, nella migliore delle ipotesi, confinati all’interno di recinti privati come esemplari ornamentali”.
Per l’Oipa quello della Regione Emilia Romagna è un Piano macchiato con il sangue della popolazione dei daini e per questo invita a firmare e diffondere una petizione che è possibile firmare online andando a questo link: https://www.oipa.org/italia/no-alla-cattura-dei-daini.