Gli stralci del disegno di legge 738 continuano a impegnare l’attività parlamentare. Alcuni di questi sono stati già approvati in Aula nei giorni scorsi, altri invece sono ancora al vaglio delle commissioni dell’Ars.
E’ la volta dei provvedimenti che riguardano lo sviluppo economico, in particolare gli insediamenti industriali e artigianali. Tema che la commissione Attività produttive, guidata da Gaspare Vitrano, affronterà da qui alle prossime ore con l’esame degli articoli in questione nella seduta di oggi in commissione. Si tratta dei primi due dello stralcio comm III, quelli che incidono direttamente nella vita delle imprese siciliane.
L’articolo 1 ha come obiettivo quello di consentire l’effettivo svolgimento della procedura di liquidazione dei Consorzi Asi Sicilia (aree sviluppo industriali) tenendo conto dell’esigenza di tutelare gli insediamenti produttivi attualmente presenti sul territorio, l’affidamento ingenerato in capo agli insediati, nonché le esigenze di soddisfacimento dei creditori, al contempo cercando di evitare l’attivazione di contenzioso che comporterebbe il rischio di un prolungamento delle procedure di liquidazione ed un aggravio dei costi delle procedure.
Il testo attualmente vigente riconosce allo stesso momento un diritto di prelazione all’esito delle procedure di vendita alla Regione e poi in capo ai soggetti titolari di regolare contratti sui beni stessi all’esito delle procedure di vendita. Si prevede così un riconoscimento del diritto di prelazione, secondo un ordine ben preciso: per i beni già occupati da insediamenti produttivi o servizi di pubblica utilità, il diritto di prelazione viene riconosciuto in capo all’odierno insediato, anche previa regolarizzazione, prima della vendita al pubblico.
La norma potrebbe comportare che un imprenditore, temendo di perdere l’immobile dove è già insediato (con l’esercizio del diritto di prelazione successiva come oggi delineato), decida di trovare altra sistemazione e abbandonare l’area industriale, così perdendo interesse all’acquisto del patrimonio consortile.
A maggior ragione, il meccanismo vigente della prelazione successiva rischia di compromettere lo stesso e gli indici occupazionali, ma anche, e soprattutto, di creare un mercato parallelo in cui agli insediati, per non subire la concorrenza, possano essere estorte ingenti somme di denaro.

La modifica depositata in commissione, a firma del deputato della Dc all’Ars e presidente della commissione Affari istituzionali Ignazio Abbate, prevede che i soggetti che detengono i beni immobili possano regolarizzare la propria posizione al fine di poter esercitare il diritto di prelazione per l’acquisto della proprietà del bene, sia nel caso di insediati con contratto vigente e con ratei di locazione e/o concessione scaduti e non pagati, sia nel caso di insediati irregolari (per es. contratto scaduto e non rinnovato) cui verranno richieste le indennità di occupazione.
Invero, in considerazione del mancato rinnovo, per inerzia dei Consorzi, delle concessioni e/o locazioni agli insediati – che in taluni casi hanno continuato a pagare il canone concessorio – la norma in atto vigente sarebbe inoperante nel caso concreto; peraltro la mancata richiesta dei canoni scaduti e non versati, anche a causa della mancata fatturazione, essendo la quasi totalità degli insediati in una condizione di occupazione irregolare, comporterebbe il rischio della totale compromissione delle attività produttive in essere, in quanto le stesse dovrebbero essere messe alla porta.
Il meccanismo di prelazione introdotto contempla invece che i soggetti regolarmente insediati, o quelli che detengono i beni immobili previa regolarizzazione, possano esercitare il diritto di prelazione, prima di procedere alla vendita con procedure di evidenza pubblica, al prezzo determinato da IRSAP secondo le norme in vigore. Tale modifica si prefigge inoltre di evitare costi a carico della struttura di liquidazione non finalizzati alla vendita, ed al contempo di scongiurare il venir meno dell’interesse da parte degli imprenditori a partecipare alle procedure ad evidenza pubblica, con il rischio di una diminuzione del prezzo del bene a base di vendita, e conseguentemente di un minore introito per la liquidazione, e maggiore difficoltà nel garantire i creditori.
Ma non finisce qui. L’articolo uno prevede che “nell’ambito dell’esercizio del diritto di prelazione avvenga una decurtazione dal prezzo di vendita dei canoni già versati in costanza di contratto ma nella misura massima del 50% del prezzo di vendita stesso. Tuttavia, nel caso di contratti tutt’ ora vigenti, si applicano gli stessi qualora prevedano una diversa pattuizione più favorevole, ma in ogni caso entro il limite del prezzo di vendita del bene. Si riconosce poi la prelazione per il completamento e l’ampliamento su area limitrofa”.
La proposta contempla, in ultimo, “anche l’abrogazione dell’articolo 79 della legge regionale 7 maggio 2015 n. 9 e successive modifiche, che prevedeva la possibilità, per le imprese insediate, di trasformare i contratti di locazione o concessione in contratti d’uso a titolo gratuito a determinate condizioni”.
Quindi con la modifica proposta, sostanzialmente, si garantisce la tutela degli insediamenti produttivi esistenti con annessi livelli occupazionali ed al contempo si riduce il rischio di un aggravio di costi inutili a carico della struttura liquidatoria che non portino poi alla procedura di vendita, nonché si riduce il rischio del contenzioso e si assicura il recupero dei crediti.
L’articolo 2, invece, riguarda l’estensione dei benefici precedentemente approvati all’Irca anche per la Crias. Nello specifico l’Assessorato regionale delle attività produttive è autorizzato ad incrementare la soglia di finanziamento massimo per il credito di esercizio Crias da 50 mila euro (prima fissato a 25 mila euro) senza ricorso a garanzie reali e ad incrementare la soglia minima di finanziamento per start-up da 5 mila euro a 10 mila euro per le imprese individuali artigiane e a 20 mila euro per le società.
Inoltre, aumenta il periodo temporale di ammortamento per i crediti di esercizio a 60 mesi. “Questo provvedimento – spiega Ignazio Abbate, quale proponente della norma – mira a raddoppiare i massimali di finanziamento messi a disposizione fino ad oggi dalla Crias alle aziende artigiane e di allungare il periodo di ammortamento al fine di una più facile regolarità dei pagamenti diminuendo l’importo della rata. Per quanto riguarda l’articolo uno sui consorzi Asi, la norma nasce da una specifica richiesta da parte di Confindustria che mira a correggere un’altra norma vigente che, di fatto, penalizza gli insediati anche in un’ottica di espansione della propria attività economica”.
Nella prossima variazione di bilancio, in primavera, il governo regionale ha già preso impegni nei confronti delle associazioni di categoria di aumentare il fondo di rotazione con una dotazione di almeno 10 milioni di euro alla Crias per “evadere” le richieste giacenti in assessorato Attività produttive che risalgono a giugno 2024, considerato che il fabbisogno mensile delle aziende si aggira intorno a 3 milioni di euro.