“Palermo va a puttane e io mi chiamo Troja. Chi meglio di me per fare il sindaco di questa città?” Tony Troja non ha perso la voglia di prendersi in giro. La sua lista si chiama “Si-amo Palermo” un gioco di parole per fare combaciare l’identità di un progetto e la passione con la quale affrontare le sfide del governo di questa città. Musicista ed autore satirico Tony Troja ha sempre preso di petto il potere. Senza fare sconti a nessuno e senza prendere le parti di nessuno. Ora si candida alla guida della città.
“Questa è una storia iniziata tre anni fa. Parlando con un po’ di amici mi è stato chiesto: perché non fai qualcosa per Palermo? E così è nata questa candidatura”. Ha le idee chiare e sa che combattere contro i poteri consolidati della politica e della partitocrazia è una sfida impari. “So con certezza che non diventerò il sindaco di questa città ma mai come in questo caso l’importante è partecipare. E dare una testimonianza concreta che le cose possono cambiare”.
Spiega il Who’s who della vostra lista. Chi siete? “Siamo un gruppo di professionisti. Alcuni dei veri e propri rompiscatole, come Francesco Carbone. E poi musicisti, architetti, ingegneri e dipendenti pubblici e privati. Siamo persone che non hanno legami con il potere e che non ne vogliono avere. Persone libere e pragmatiche”. Insomma, le classiche spine nel fianco.
Scopriamo così che la genesi del percorso politico di Troja ha la sua incubazione nei movimenti sicilianisti e indipendentisti. Con smottamenti tellurici che poi hanno portato Troja a scegliere altre strade: “I primi incontri li ho avuti con il movimento Siciliani Liberi. Ma poi ci siamo lasciati. Loro hanno preso altre strade e altre decisioni. Non posso dire che ci siamo lasciati bene”.
Cosa faresti da sindaco di Palermo? “Il primo punto è la mobilità. Io sono per la Ztl. Ma non per questa zona a traffico limitato che, da come è impostata – e mi assumo la responsabilità di questo concetto – sembra volere essere soltanto una macchina mangiasoldi. La Ztl che abbiamo in mente noi di Siamo Palermo è un modello integrato con parcheggi e hub di collegamento tra il centro e le periferie. Non vogliamo mortificare i cittadini e privarli della possibilità di spostarsi in auto. Il nostro obiettivo è creare le premesse per un sistema intelligente. Un esempio? A tutti deve essere data la possibilità di lasciare la macchina in un’area parcheggio a pochi passi dalle reti dei mezzi pubblici. Così si favorisce anche la crescita economica dei territori e non si penalizza nessuno”.
Dopo aver messo a posto la mobilità, su cosa si dovrebbe intervenire? “La sicurezza della città è un punto fondamentale. Comportamenti sbagliati, accoglienza spesso di cattivo gusto. Questa città è un patrimonio culturale, dobbiamo fare in modo che diventi un gioiello di accoglienza. E dobbiamo garantire la massima sicurezza a chi viene a visitarci. E per ottenere questo obiettivo è necessaria una riorganizzazione delle forze dell’ordine”.
Ma le politiche della sicurezza non sono competenza del Sindaco di Palermo? “Invece credo che come responsabile della sicurezza dei cittadini, il Sindaco, di concerto con il Prefetto debba e possa fare qualcosa. Almeno nelle scelte che riguardano la polizia municipale”.
Ma il vero dramma di questa città è il lavoro che manca? “Noi dobbiamo creare lavoro, non creare posti di lavoro. Differenza non da poco, non è un gioco di parole. Bisogna sfruttare al massimo le opportunità dei Fondi europei e muoversi con creatività. C’è molto da fare e da creare in questa città. E lo dice uno che per lavorare ha fatto l’emigrante per cinque anni. Sono andato via da Palermo nel 2005 e fino al 2010 a Cesena ho cambiato lavoro per ben 22 volte. E avrei molto da raccontare sul profondo civile Nord…”