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Dal portavoce Giacomo Mirto

Dall’Africa a San Pietro: la croce del Togo pellegrina da Palermo a Roma nel segno della fraternità

lunedì 28 Luglio 2025

Di seguito si riporta una nota di Giacomo Mirto – Portavoce della Missione di Speranza e Carità:

“Un piccolo pezzo d’Africa ha solcato strade, villaggi, carceri e cuori, in un viaggio che ha unito due continenti nel segno della croce, della solidarietà e della fede. È la storia intensa e toccante della croce che i fratelli togolesi hanno donato a don Giuseppe Vitrano, guida spirituale della Missione di Speranza e Carità di Palermo e missionario instancabile del Vangelo della Misericordia. 

Questa croce, scolpita a mano in legno scuro con tratti semplici ma profondi, ha preso vita spirituale nei villaggi del Togo, dove don Pino ha svolto una delle sue missioni più sentite. Lì ha camminato per le strade sterrate, ha ascoltato il popolo, ha condiviso sorrisi e lacrime, e ha portato conforto anche nei luoghi più dimenticati: le carceri di Lomé, dove ha fatto visita ai detenuti, abbracciandoli non con le parole, ma con la presenza concreta di una Chiesa che si fa madre, non giudice.

I togolesi, riconoscenti per l’amore ricevuto, hanno voluto donare a don Pino questa croce come segno di comunione e gratitudine. Un dono semplice ma carico di significato, frutto del dolore e della speranza di un popolo.

Prima della sua partenza dal Togo, la croce è stata solennemente benedetta da Mons. Moïse, Vescovo della Diocesi di Atakpamè della prefettura di Wawa2, in un momento di intensa preghiera comunitaria. Un gesto che ha conferito alla croce una particolare valenza spirituale, quasi a suggellare il legame profondo tra il popolo togolese e il cammino di fede che essa avrebbe intrapreso.

Giunta in Italia, la croce non ha smesso di essere segno vivo di comunione. Anche i Vescovi siciliani, venuti a conoscenza della sua storia e del suo significato, hanno voluto impartire una solenne benedizione, come segno di accoglienza e di continuità tra le Chiese sorelle del Togo e della Sicilia. È stato un momento di grande intensità spirituale, in cui si è respirata l’universalità della fede cristiana e l’unità del Corpo di Cristo che non conosce confini geografici.

Don Pino ha portato con sé la croce in Italia, facendola diventare simbolo di missione e fraternità. Non è rimasta ferma in una chiesa, ma ha continuato a camminare. Così è nato un vero e proprio pellegrinaggio a staffetta, da Palermo a Roma: 45 fratelli, divisi in gruppi di tre, si sono alternati nel portare a spalla la croce lungo le strade della penisola.

La scelta di camminare in gruppi di tre non è stata casuale. Si ispira a un episodio biblico molto caro alla tradizione cristiana: l’accoglienza di Abramo ai tre misteriosi viandanti presso le Querce di Mamre (Genesi 18). Abramo, senza sapere chi fossero, vide arrivare tre uomini e li accolse con grande premura, offrendo loro acqua, cibo e riposo. Quell’ospitalità si rivelò essere un incontro con Dio stesso, poiché i tre erano manifestazione del Signore.

Il cammino non è stato solo fisico, ma profondamente spirituale. Ogni passo compiuto era una preghiera, ogni tappa un incontro. Lungo il tragitto, la croce ha toccato piccoli paesi e grandi città, è stata accolta da comunità parrocchiali, famiglie, anziani e giovani. Ha risvegliato fede sopita, ha generato domande, lacrime, conversioni. Era come se il legno della croce parlasse. E parlava davvero, attraverso il silenzio e la fatica dei portatori, attraverso i racconti dei villaggi africani, e delle carceri dove la speranza sembrava perduta.

Il culmine di questo straordinario cammino è avvenuto a Roma, dove tutti i 45 fratelli portatori si sono ritrovati per concludere insieme il pellegrinaggio. Uniti, come in una fraternità invisibile ma fortissima, hanno sollevato ancora una volta la croce togolese e, con essa, hanno attraversato la Porta Santa della Basilica di San Pietro.

Quel passaggio è stato simbolo di un popolo che cammina verso Dio, con le proprie fatiche, ma anche con una speranza rinnovata. La croce ha così fatto ingresso nel cuore della cristianità, portando con sé le voci di chi è ai margini del mondo: i poveri del Togo, i carcerati di Lomé, i fratelli dimenticati delle periferie italiane.

Un gesto semplice, ma potente: una croce africana che entra a San Pietro, accompagnata da uomini comuni, ma resi straordinari dalla forza dell’amore gratuito. Lì, in quel luogo così universale, il legno africano si è unito al marmo romano, il sud del mondo ha abbracciato il nord, e la Chiesa si è rivelata madre di tutti.

Questo cammino da Palermo a Roma ha voluto anche ripercorrere, fisicamente e spiritualmente, la strada tracciata tanti anni fa da Fratel Biagio Conte, indimenticato profeta della carità, fondatore della Missione di Speranza e Carità e fratello nella fede di Don Pino. Fratel Biagio aveva compiuto quel cammino come gesto di preghiera, di offerta e di denuncia silenziosa contro l’indifferenza. Riprenderne il percorso ha significato fare memoria del suo esempio, onorare la sua eredità e proseguire il cammino di amore e giustizia che lui stesso ha iniziato. Il pellegrinaggio è stato quindi anche un ponte tra due testimoni del Vangelo vissuto, un filo di luce che unisce generazioni e comunità nel segno della croce”.

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