Forse sarà più fortunata di altre e verrà “riesumata” dalla passata legislatura la norma per offrire una nuova e migliore organizzazione alle riserve siciliane.
Il ddl “Sicilia natura” alla fine era rimasto a metà strada, nè carne nè pesce, una delle tante “incompiute” di Sala d’Ercole che però potrebbe avere presto nuovi risvolti. La speranza, a questo punto, è che non resti per strada anche il processo legislativo. L’attività in commissione Ambiente dei pentastellati, nella passata legislatura, si era caratterizzata per una capacità di proposte e di impatto che al momento, attende di trovare continuità.
Giampiero Trizzino, all’epoca deputato pentastellato all’Ars, presentò infatti il disegno di legge come primo firmatario. I primi passi erano stati compiuti con l’approvazione in commissione IV, Ambiente e territorio. Nonostante il grande ottimismo, dettato anche dall’appoggio dell’assessore regionale al Territorio, Toto Cordaro, e del presidente dell’Assemblea regionale, Gianfranco Miccichè. Ma la norma non vide mai luce. Ora sembra essersi riaperto un nuovo spiraglio. “Il gruppo del M5s ha rilanciato il testo – ha dichiarato Trizzino – con un’altra firma, e verrà discusso nelle prossime settimane“.
A confermare la volontà di far risorgere il disegno di legge è la pentastellata Cristina Ciminnisi, componente della commissione IV, Ambiente, territorio e mobilità: “Non è stato ancora calendarizzato e non c’è stata una programmazione ufficiale dei lavori. Se n’è parlato e potrebbe essere la prossima tematica che discuteremo in commissione“.
Il ddl “Sicilia natura” ha come obiettivo quello di dotare l’Isola di un modello di gestione nuovo, dove confluirà il personale già esistente, possibilmente più economico per le casse della Regione. Il nuovo sistema permetterà, tra l’altro, di aumentare la performance e aiutare l’attività di programmazione e progettazione, per intercettare anche fondi extra-regionali. Fulcro del disegno di legge è la creazione un ente strumentale, denominato “Sicilia natura”, in grado di provvedere alla gestione unitaria del sistema delle riserve naturali e delle aree della Rete Natura 2000, in modo da inglobare in un’unica macchina le riserve, l’amministrazione regionale e il ruolo delle associazioni. Da anni la politica siciliana cerca un modo per razionalizzare il sistema in cui 23 delle 80 riserve che ci sono in Sicilia sono gestite attraverso schemi di convenzione con associazioni ambientalistiche e di settore che operano in forza di un contratto di diritto privato.
Ma come nasce l’esigenza di avere un testo con una nuova regolamentazione? L’attuale sistema in vigore risale a circa 40 anni fa. Il modello previsto dalla legge regionale 6 maggio 1981, n.98 si fonda sull’affidamento in gestione delle riserve ad una pluralità di soggetti, al fine di comparare esperienze diverse e valorizzare competenze e soggettività in funzione delle peculiari specificità territoriali. Ad oggi le riserve siciliane sono divise tra il Dipartimento regionale sviluppo rurale e territoriale, associazioni ambientalistiche ed ex Province.