“Con la manovra 2025-2027 il governo stanzia maggiori risorse per il sistema sanitario“. Ad annunciarlo è stato ieri il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, orgoglioso per l’approvazione del ddl Stabilità e Bilancio della giunta regionale. Ma i fondi messi a disposizione serviranno effettivamente a far respirare il Sistema sanitario regionale, o sono solo una “pezza” temporanea in un sistema che richiederebbe ben altre risorse per le molteplici criticità del settore?
I fondi
La Regione contribuirà con 85 milioni di euro, portando il Fondo sanitario complessivo a circa 170 milioni. Questo importo dovrebbe sostenere stipendi, attrezzature e risorse sanitarie. La cifra, pur significativa sulla carta, sembra non tenere pienamente conto delle necessità strutturali di un settore che da anni affronta carenze di organico, strutture obsolete e difficoltà di gestione. Tenendo anche in considerazione i fondi del Pnrr che non hanno fatto decollare il sistema territoriale.
Per tentare di tappare almeno una delle falle principali, la bozza di legge di Stabilità prevede anche 10 milioni di euro destinati a incentivare i medici a lavorare nelle aree con maggiore carenza di personale, quelle gestite dalle Aziende Sanitarie Provinciali (Asp).
Una misura sicuramente positiva, ma quanto incisiva? I presidi ospedalieri delle zone più svantaggiate fanno fatica a reclutare personale medico, e questi incentivi basteranno forse per attrarre qualche professionista in più, ma non risolvono di certo il problema di una rete sanitaria che soffre di continui tagli e dell’assenza di una visione strutturale per il futuro.
Tra promesse e incentivi
“Innanzitutto, va chiarito che le risorse stanziate per la sanità nazionale nel 2025 non superano i 900 milioni di euro, molto meno dei 2,5-4 miliardi che il ministro Schillaci aveva promesso. Dunque, manca già la base di fondi che lo stesso ministro considerava necessari per risollevare il settore e affrontare l’emergenza sanitaria italiana. A peggiorare il quadro, il documento di programmazione triennale prevede per il 2027 il più basso rapporto tra Pil e risorse sanitarie degli ultimi 25 anni, al 5,9%. Questo significa che, invece di aumentare, le risorse per la sanità diminuiranno, aggravando ulteriormente la situazione, specialmente in regioni come la Sicilia”. Ad evidenziarlo è Francesco Lucchesi della segreteria regionale della Cgil.
“Anche se è vero che quest’anno ci sarà un lieve incremento nella compartecipazione ai fondi nazionali, le prospettive per gli anni successivi indicano tagli significativi, con impatti disastrosi: mancano medici, le liste d’attesa si allungano, i reparti vengono chiusi, e non si vedono progressi reali per la sanità territoriale – evidenzia -. Le case e gli ospedali di comunità non hanno il personale necessario, e di fatto non c’è un piano di assunzioni. Intanto, i medici continuano a lasciare il sistema pubblico per il privato o l’estero, attratti da migliori condizioni di lavoro e di vita”.
“Di fronte a questo quadro, il presidente Schifani dovrebbe evitare qualsiasi esultanza ingiustificata: la realtà è preoccupante ora e lo sarà ancora di più nei prossimi anni. Destinare appena 10 milioni di euro per incentivare i medici nelle zone disagiate è insufficiente e quasi irrilevante rispetto alle esigenze reali – conclude -. Al contrario, se anziché spendere 80 milioni per soddisfare interessi politici si fossero investiti 90 milioni per la sanità, avremmo almeno fatto un passo concreto per affrontare le gravi carenze del nostro sistema sanitario.”