“Il registratore era fornito di due bobine, una per gli operatori e una per l’autorità giudiziaria. L’eventuale interruzione della bobina degli operatori non interferiva con quella dell’autorità giudiziaria“.
A riferirlo è Salvatore Nobile, ex poliziotto del gruppo “Falcone-Borsellino”, chiamato questa mattina a deporre nel processo sul depistaggio per la strage di via D’Amelio, rispondendo alle domande del Pm Gabriele Paci su come avvenissero le intercettazioni telefoniche.
Nobile si è soffermato sugli aspetti tecnici delle registrazioni. Nel corso della deposizione gli sono stati mostrati i brogliacci delle intercettazioni dell’ex pentito Vincenzo Scarantino risalenti al ’94 e ’95 che lo stesso ha dichiarato di non riconoscere.
“A San Bartolomeo a Mare – ha continuato Nobile tra molti ‘non ricordo’ – il mio compito era quello di rimanere lì e far compagnia a Scarantino. Ero in servizio con i colleghi Margherita Giunta e Giampiero Valenti A San Bartolomeo a Mare non ricordo episodi particolari. Non c’erano compiti ben specifici. Con Scarantino avevo un atteggiamento molto distaccato, gli davo del lei. Non ricordo scene di Scarantino a telefono“.
Gli imputati sono tre poliziotti, Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, ex appartenenti del gruppo Falcone-Borsellino, che indagò sull’attentato in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino.
Sono accusati di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa nostra. I tre avrebbero manipolato il falso collaboratore di giustizia, Vincenzo Scarantino per indurlo a dichiarare ai magistrati una falsa verità sulla strage di via d’Amelio dando così vita al depistaggio delle indagini.