Avrebbe detto ad una guardia penitenziaria: «Se la vede con il mio avvocato, ma ci possiamo vedere anche fuori».
Vincenzo Parisi, era stato richiamato all’ordine da una guardia penitenziaria, perché parlava con altri reclusi nelle celle di sicurezza del Palazzo di Giustizia, in attesa di essere condotto alla Corte d’Appello di Palermo.
La vicenda risale a quasi 8 anni fa: era il 16 luglio 2012 e Parisi veniva “sgridato” dalla guardia perché «aveva ignorato l’ordine di stare zitto e di recarsi, senza sostare e parlare, nella stanza indicata». Al richiamo dell’agente, il detenuto ha risposto con quella frase minacciosa. La guardia ha fatto rapporto disciplinare.
Parisi era finito ai domiciliari con l’accusa di aver gestito un piccolo giro di spaccio a Brancaccio; quel giorno era detenuto per partecipare al processo. Adesso, però, dopo quasi otto anni, per il giudice della II Sezione del Tribunale monocratico Simona Nasca, non c’è reato.
Accolta la tesi dell’avvocato difensore di Parisi, Luca Bonanno: «L’imputato è stato assolto perché il fatto non sussiste. Il giudice ha accolto la nostra tesi dell’irrilevanza delle frasi minacciose, sempre che di minaccia si potesse asserire».