“L’anima stragista di Cosa nostra non e’ morta con Riina. C’è ancora chi crede che l’attacco frontale alle istituzioni possa essere più utile all’Organizzazione e che possa portare un vantaggio“. Lo ha detto Nino Di Matteo, sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia, a “Radio anch’io”, trasmissione di Rai Radio 1.
“Da piu’ indagini risulta che fino a pochi anni fa esistevano dei progetti per eliminare dei magistrati – ha proseguito Di Matteo -. E’ possibile che qualcuno, sia all’interno che all’esterno delle organizzazioni mafiose, sia ancora a conoscenza di segreti che riguardano le motivazioni più profonde e i mandanti delle stragi. Fino a quando ci sarà anche solo un mafioso in possesso di questi segreti, sarà in grado di ricattare lo Stato o le istituzioni e quindi fino ad allora saremo ancora in pericolo. La forza della mafia non è solo militare ma è anche la forza di poter ricattare“.
“Per combattere con efficacia Cosa nostra – sottolinea Di Matteo – di sicuro ci sono delle cose da non fare: da un lato non si deve incorrere nell’errore di far apparire che lo Stato stia sottovalutandola; e poi non modificare la normativa sul 41 bis, sull’ergastolo ostativo, sul sequestro dei beni, sulle intercettazioni telefoniche. Cercare dei rimedi legislativi per quei rapporti tra Mafia con imprenditori, politica e istituzioni. E cercare dei rimedi più efficaci contro la corruzione“.