Protestano i rappresentanti delle comunità straniere a Palermo. Un gruppo di manifestanti ha sfilato questo pomeriggio fra le strade del centro di Palermo. I partecipanti, circa 200, sono partiti intorno alle 15 da piazza del Parlamento, sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, per raggiungere successivamente la sede della Prefettura, in via Cavour. A vigilare sul percorso del corteo un folto gruppo di agenti delle forze dell’ordine. Anche se, va detto, tutto si è svolto pacificamente. I partecipanti lamentano difficoltà nell’accesso alle procedure per i permessi di soggiorno. Ritardi nelle risposte da parte della Pubblica Amministrazione e problemi nell’avere riconosciuti anche i più elementari diritti di ogni cittadino italiano, come ad esempio un contratto di lavoro o un certificato di residenza. Sono tanti i ragazzi extracomunitari che raccontano le loro storie, soprattutto di sfruttamento lavorativo. Difficoltà e vessazioni figlie, a loro giudizio, anche dei ritardi della burocrazia italiana nel riconoscimento di un diritto qual è il permesso di soggiorno.
Permessi di soggiorno, la protesta a Palermo
Ad organizzare la marcia di protesta sono stati i rappresentanti del Movimento Right2Be, una sigla civica che da tempo denuncia tempi d’attesa troppo lunghi nel rilascio dei permessi di soggiorno. “Non è una situazione che colpisce i migranti provenienti dal Nord Africa, ma chiunque è vittima dei fenomeni migratori. I permessi di soggiorno sono difficili da ottenere – racconta Ippolita Basile, rappresentante del Movimento Right2Be Palermo -. Le persone che sono già presenti sul territorio fanno molta fatica a regolarizzarsi, se non attraverso sanatorie che non vengono fatte regolarmente. Elemento che li pone in una posizione di marginalità e di ricattabilità da parte dei datori di lavoro. I tempi di accesso al permesso di soggiorno, in caso di protezione internazionale, sono lunghissimi. Può durare almeno un anno, mentre per i rinnovi ci possono volere anche sei mesi. Senza permesso di soggiorno, non possono avere accesso ad un contratto di lavoro, ad una casa, a diritti che dovrebbero essere solitamente garantiti“.
I manifestanti hanno riassunto le loro principali rivendicazioni in un documento congiunto. Fra le richieste mosse alle istituzioni spuntano “la regolarizzazione immediata attraverso una sanatoria per tutte le lavoratrici e i lavoratori stranieri, eliminando barriere discriminatorie basate sulla capacità economica; il superamento del Decreto Flussi, con l’introduzione di un permesso di soggiorno di 24 mesi per la ricerca di lavoro e formazione professionale; la chiusura di tutti i CPR, strutture che perpetuano gravi violazioni dei diritti umani; la cittadinanza garantita dopo 5 anni di permanenza in Italia, senza requisiti di residenza o reddito che penalizzano chi è in difficoltà“. La manifestazione è una risposta diretta a normative come la legge Bossi-Fini e il cosiddetto “Decreto Cutro“. Leggi dello Stato che, a giudizio dei manifestanti, “continuano a creare vulnerabilità e precarietà per tutta la società“.