La Rap, la società partecipata del Comune di Palermo che si occupa della raccolta dei rifiuti, non condivide la sentenza del giudice del lavoro di Palermo, Paola Marino, che ha ordinato il reintegro dei quattro ex dipendenti arrestati nel 2015 in flagranza di reato per furto di carburante e di altro materiale. Il giudice, inoltre, ha condannato la Rap al pagamento di un anno di stipendi non percepiti, nonchè di 6.000 euro di spese legali per ognuno di loro. “L’azienda – ha detto l’amministratore unico Giuseppe Norata – impugnerà il giudizio”.
Il procedimento penale deve ancora concludersi, ma per il magistrato il licenziamento è da considerarsi illegittimo. Secondo quanto riferito dal legale di uno dei lavoratori, che ha impugnato il provvedimento disciplinare comminato dall’azienda, il suo assistito e gli altri avrebbero eseguito disposizioni orali dei loro superiori. Questi avrebbero chiesto ai dipendenti di utilizzare mezzi propri per il trasporto del gasolio e dell’altro materiale oggetto del “presunto” furto.
Una ricostruzione non condivisa dall’azienda. “A seguito di indagini della Polizia Giudiziaria – ha spiegato Norata in una nota – anche supportate da video e pedinamenti, avvenuti tra Aprile 2013 e Settembre 2014 alcuni dipendenti hanno illecitamente sottratto carburante e attrezzi di proprietà Rap e su questo non possiamo essere transigenti”.
“L’Azienda nel prendere atto della sentenza – continua la nota – ha dato mandato al proprio Ufficio Legale di fare ricorso in appello. Pur rispettando le sentenze non si può danneggiare l’immagine societaria, dei propri lavoratori e della collettività per pochi che non fanno il loro dovere sottraendo impunemente attrezzature e carburanti al proprio datore di lavoro. Come hanno dimostrato le indagini portate avanti dagli inquirenti, gli stessi, infatti, erano stati arrestati nell’aprile 2015 proprio perché presi in fragranza di reato”.
“Secondo l’ufficio legale dell’Azienda che curerà il ricorso – conclude la società – la presente sentenza civile del giudice del lavoro contiene motivazioni non condivisibili emesse in totale autonomia rispetto al procedimento penale in corso smentendo, addirittura, le attività certificate dalla stessa polizia. A sostegno della legittimità dei licenziamenti effettuati da Rap milita la consolidata giurisprudenza della Corte di Appello di Palermo, confermata dalla Corte di Cassazione che ha ritenuto corretto l’operato societario nei confronti degli altri dipendenti coinvolti in analogo procedimento penale già licenziati per furto di carburante e quant’altro”.