Sono stati rinviati a giudizio dal gup Fabrizio Anfuso sette imputati fra imprenditori, dipendenti e dirigenti comunali a cui sono contestati a vario titolo i reati di falso, omissione e disastro ambientale. Finirono nell’inchiesta sui rifiuti tossici all’interno del Parco Cassarà a Palermo. Sono stati prosciolti Roberto Giaconia e Francesco Fiorino, dirigenti del settore Ambiente di Palazzo delle Aquile, assistiti rispettivamente dagli avvocati Giandomenico Bondì e Carmelo Garrisi.
A giudizio vanno, a partire dal 16 gennaio prossimo davanti alla terza sezione penale, Luigi Trovato e Francesco Savarino (direttori dei lavori), Emanuele Caschetto (legale rappresentante del consorzio che ha realizzato i lavori), l’imprenditore Gianfranco Caccamo, Giorgio Parrino, Michelangelo Morreale ed Eugenio Agnello (l’intera commissione di collaudo).
Hanno scelto l’abbreviato Vincenzo Polizzi (responsabile della realizzazione del parco), Filippo e Francesco Chiazzese, due imprenditori.
Sono trascorsi ormai più di 3 anni dalla chiusura del più grande polmone verde urbano di Palermo: era il 16 aprile 2014 quando “esplose” la “bomba ambientale” del Parco Cassarà, sequestrato dalla procura dopo l’inchiesta di Stefania Petyx per Striscia la Notizia. Scorie industriali e amianto nascosti sottoterra vennero alla luce. Da qui l’esigenza di chiudere il Parco al pubblico.