In Sicilia la metà dell’acqua continua a perdersi nel nulla e il 52,5% di quella immessa nelle reti idriche sparisce. Per dispersione idrica l’Isola è la terza regione d’Italia dopo la Basilicata e l’Abruzzo. I cittadini ne fanno un uso spropositato?
Nove città virtuose riescono a contenere le perdite entro il 15%: Cosenza, Lecce, Macerata, Mantova, Milano, Monza, Pavia, Pordenone e Savona. E i capoluoghi siciliani? Tutti superano il 25% di dispersione, una soglia tutt’altro che fisiologica. Solo Trapani riesce a mantenersi sul 27% di dispersione, mentre Siracusa raggiunge il 66% e Catania il 61. I capoluoghi siciliani tengono una media alta di consumo: a Catania si toccano i 247 litri per abitante al giorno, a Enna 277, a Trapani 199. Solo ad Agrigento si scende a 88. Sono otto i capoluoghi italiani dove il consumo supera i 200 litri e quasi tre sono siciliani. Agrigento sembrerebbe rientrare nelle città virtuose, anche se per Legambiente potrebbe essere un dato solo apparente. Questi valori in teoria potrebbero essere in parte determinati da situazioni di elevate perdite, carenza idrica durante alcuni mesi dell’anno o da mancata contabilizzazione. Non sappiamo, sia per le perdite che per i consumi, i dati di Palermo ma approssimativamente la dispersione di acqua nel capoluogo della Sicilia raggiunge il 48%.
Con l’introduzione dell’Autorizzazione Idraulica Unica nell’agosto del 2019 (clicca qui), con la quale ci si prefiggeva lo snellimento dello sviluppo dei procedimenti tecnico-amministrativi è rimasto in ballo l’obiettivo di realizzare un primo strumento operativo diretto a coniugare la tutela sulle acque pubbliche, un’importante rivoluzione per un settore impantanato nell’ingarbugliata matassa della burocrazia. Ma non tutto ha funzionato ancora alla perfezione.
La norma era stata presentata come la chiusura di “un’era di estenuanti attese e di incomprensibili rimpalli di competenze tra Genio civile e dipartimento dell’Ambiente, provocati da una normativa che lasciava spazio a interpretazioni contrastanti“. Attese che però hanno mandato in fumo progetti esecutivi pronti per essere realizzati oltre che ingenti finanziamenti.
La grande crisi di sistema delle assemblee territoriali idriche e la mancanza ancora in alcune province del gestore unico provinciale (Trapani per tutte e il caos calmo del territorio di Catania) interferiscono pesantemente sulle condizionalità ex ante, premesse tecnico giuridiche essenziali ai fini dell’ammissione alle risorse economiche extra regionali.
In primis ballano i soldi del Pnrr, mentre non contribuiscono a fornire un sereno quadro regionale le vicende catanesi degli ultimi giorni con la nomina da parte dell’assessore regionale Roberto Di Mauro di un commissario ad acta nominata per dirimere i contrasti all’interno dei componenti dell’assemblea territoriale idrica
Da un lato è emersa su base regionale una sostanziale contrapposizione tra mentalità e culture di gestione opposte, dall’altro i contrasti tra i territori dettati da pane e politica sembrano proprio non dovere finire mai.