Il Parco dell’Etna ha avviato l’installazione di segnaletica indicante il divieto di introduzione mezzi motorizzati in area parco. Si punta ad evidenziare l’impossibilità d introdurre mezzi motorizzati (moto, quad, jeep,ecc) nell’area naturalistica, e dunque nei sentieri e le mulattiere. Una pratica, questa, che rappresenta un danno per questo territorio e sulla quale il presidente dell’ente parco, Carlo Caputo, ha deciso di dare un segnale chiaro ed efficace, che rappresenta un monito ai trasgressori ma anche un richiamo al buon senso e alla civiltà collettiva.
“Il Parco va vissuto in silenzio, godendosi aria pulita e quiete ed ammirando lo spettacolo della natura – ha evidenziato il presidente Caputo -. Chi pratica attività sportiva con mezzi motorizzati all’interno dei boschi ed afferma di amare il parco dice un’eresia: ama (semmai) lo sport che pratica no il parco, no la natura”.
Caputo auspica l’intervento del Corpo Forestale che i boschi possano essere controllati dalla Polizia a cavallo. L’obiettivo è quello di intensificare i controlli e così imprimere una vera e propria stretta sui comportamenti non consentiti all’interno del Parco dell’Etna.
Non verrà consentito l’accesso a soggetti che arrivano in questo territorio per “scorazzare” con le proprie moto e che rappresentano motivo di disturbo, oltre che di pericolo, per le persone che si incamminano lungo i percorsi natura o in una passeggiata rilassante o intendono praticare trekking.
“In questi giorni – ha evidenziato Caputo – abbiamo sentito un pò di tutto, alcuni ci hanno invitato a guardare ai rifiuti presenti nel parco, quasi a voler giustificare come reato minore la presenza di moto o jeep nell’area protetta: stiamo operando con solerzia e con un impegno fattivo anche per la questione dei rifiuti, ma stiamo cercando di operare a 360°. Trovo banale il ragionamento del presunto reato minore rispetto ai rifiuti: sarebbe come affermare che il ladro può continuare a rubare fintanto che esistono assassini”.
“La nostra non è una battaglia contro i motociclisti che raggiungono le strade del vulcano. Vogliamo solo il rispetto delle regole e quindi ribadire che è vietata l’attività con moto enduro, praticata lungo le trazzere e i viali del parco. Tranne che per le aziende che, ad esempio, trasportano i turisti in quota sull’Etna ed esercitano con rispetto le loro attività per motivi lavorativi. Non si possono utilizzare i paesaggi naturalistici per fare motocross”.
Si punta alla salvaguardia di una vasta area di alto valore ambientale e strategico per la Sicilia come il Parco dell’Etna, che a suo tempo è stato il primo ad essere istituito tra i Parchi siciliani nel 1987. Un patrimonio che si intende tutelare e all’interno del quale ricadono circa 59000 ettari nel contesto di un ambiente naturale unico e di uno straordinario paesaggio che circonda il vulcano attivo più alto d’Europa.
Il Parco guidato dal presidente Caputo, d’intesa con i comuni nei quali ricade il perimetro dell’ente, tra l’altro si sta impegnando per promuovere un’azione programmatica ed operativa sinergicamente volta allo sviluppo ecocompatibile del territorio e delle comunità locali, in un’ottica di valorizzazione di un “pezzo” importante di Sicilia.
E a fronte di questo impegno, il divieto di accedere nel territorio del Parco con i mezzi motorizzati è importante affinché non venga vanificato il tentativo corale in atto di una valorizzazione di questa incantevole area, dove la natura domina e regna con la bellezza sovrana dei boschi ma anche dei sentieri e di irripetibili panorami.
Ricadono nel territorio del Parco, ricordiamo, 20 comuni (Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Castiglione di Sicilia, Giarre, Linguaglossa, Maletto, Mascali, Milo, Nicolosi, Pedara, Piedimonte Etneo, Ragalna, Randazzo, Santa Maria di Licodia, Sant’Alfio, Trecastagni, Viagrande, Zafferana Etnea), con una popolazione di circa 250 mila abitanti.