Francesca Donato, esattamente nel giugno di un anno fa veniva approvata a Strasburgo una risoluzione del Parlamento europeo sulle isole dell’Unione Europea e la politica di coesione. Che cosa chiedeva la risoluzione e che destino ha avuto?
“Il testo è stato approvato il 7 giugno dell’anno scorso ed era una risoluzione indirizzata alla Commissione Europea dove sostanzialmente come Parlamento europeo chiedevamo una politica di coesione che tenesse conto delle peculiarità delle isole europee. Era un modo per dire: Cara Europa, l’insularità è una condizione oggettiva di svantaggio che deve essere compensata soprattutto attraverso meccanismi di intervento di continuità territoriale per quanto riguarda i trasporti o di aiuto fiscale in relazione agli incentivi economici. La Commissione tuttavia, ad oggi non ha raccolto le richieste del Parlamento su questi temi e nessuno degli Stati membri interessati in quanto dotati di aree insulari ha esercitato pressioni a tal fine”.
Buone intenzioni sicuramente, possibile che sia stata interpretata come il solito lamento fine a se stesso?
“Ma quale piagnisteo. Nella risoluzione veniva presentata una realtà oggettiva e cioè che l’insularità è un limite che richiede interventi mirati per evitare che i cittadini residenti nelle isole diventino, anzi restino, dei cittadini di serie B. Il problema è che ci siamo fermati alle buone intenzioni, alle celebrazioni della risoluzione ma nessuno degli Stati membri e delle Regioni interessate ha fatto pressioni sulla Commissione perché ci fosse una svolta in questo senso. Ricordo che qualcuno ha parlato del 2024 come possibile anno delle Isole europee… mi pare che non ci si stia attrezzando per celebrarlo adeguatamente”.
Secondo lei c’è stato un deficit di interesse politico?
“Sì, non si spiega in altro modo. Credo che come siciliani si debba fare un po’ di autocritica, dovremmo farci sentire di più a Roma e a Bruxelles. La Sicilia e le isole non sono al centro dell’agenda politica. La Sicilia da sola rappresenta quasi un quarto degli abitanti di tutte le isole europee, che ammontano a circa 20 milioni. Abbiamo una percentuale di quasi del 10 per cento degli abitanti che risiede nelle isole e che vive tutti i disagi delle isole. Dai trasporti, alla sanità e e alla salute, alla connessione digitale. Senza contare che all’interno delle isole vi è poi una doppia situazione di svantaggio per le aree interne o per le isole minori che scontano una doppia o tripla insularità. Per non parlare poi dei problemi legati al flusso migratorio che vede le isole in prima linea. Mi sembrano motivi più che sufficienti per chiedere all’Europa un supplemento di attenzione”.
Quale deve essere il ruolo del presidente Schifani?
“Il Presidente Schifani è a Palazzo d’Orleans da appena otto mesi, sarebbe stucchevole addossargli colpe che non ha. Di certo però come parlamentare europeo e vice presidente della Democrazia Cristiana vorrei incontrarlo per esporgli nei dettagli questa proposta di iniziativa parlamentare, certa che concorderà con me sull’importanza di esercitare le dovute pressioni politiche, di concerto con il governo nazionale, sulla Commissione Europea affinché esso venga tradotto in un regolamento in tempi il più possibile rapidi”.
Insomma cosa va chiesto per la Sicilia?
“Mobilitazione per la Sicilia, la Sardegna per tutte le isole italiane ed europee. Abbiamo bisogno che la risoluzione non rimanga un pezzo di carta ma che divenga un regolamento che permetta di ottenere deroghe a normative talvolta penalizzanti per i territori in ritardo di sviluppo, come quella sugli aiuti di Stato, oltre a norme dedicate in altri ambiti essenziali per le nostre realtà territoriali come la continuità territoriale, la gestione dei rifiuti, l’autosufficienza energetica, e molti altri”.