Adesso è arrivata anche l’ufficialità. Dopo giorni di indiscrezioni su cui era ultimamente caduto un muro di silenzio, Sebastiano Tusa è stato nominato assessore regionale ai Beni culturali. Prende il posto dell’effervescente critico ferrarese che manterrà comunque un canale privilegiato di rapporti con il governo.
Un tecnico del settore per un mondo da rifondare. Dopo la creatività esplosiva di Vittorio Sgarbi, i Beni culturali della Regione siciliana, che a breve avranno in Sebastiano Tusa, un nuovo responsabile delle politiche di governo, trovano un interprete attento e un conoscitore delle dinamiche, ma anche delle criticità, che lo attraversano.
Una scelta tecnica quella di Tusa, che mette d’accordo tutti, ma su cui ha fatto da collante la volontà di Nello Musumeci di affidare il rilancio dell’assessorato, dopo l’uscita di scena di Sgarbi, a un protagonista sottratto alle casacche della politica, in un momento in cui, all’interno delle forza che sostengono la coalizione, gli appetiti non mancavano. Sia in casa forzista, sia, per esempio, tra i salviniani di Sicilia.
Ragione per la quale, al di là delle simpatie per l’archeologo nel mondo di #Diventeràbellissima, la caratterizzazione della sua designazione è stata sin dall’inizio di profilo specifico.
Il contenitore delle aspettative dei Beni culturali in Sicilia vanta una sovrapposizione di livelli diversi di problemi verso cui disporsi con molta pazienza e idee chiare. Quelle che, del resto, al successore di Vittorio Sgarbi non dovrebbero mancare.
Dall’utilizzo del personale, (2300 dipendenti in tutta la Sicilia) alla ricostruzione di un dipartimento su cui poggiano, a ragione, le aspettative di rilancio del mondo culturale siciliano, passando per la spesa comunitaria, che, dopo i risultati poco brillanti della precedente esperienza della precedente programmazione, annaspa anche nell’attuale step iniziale (2014-2020).
Sebastiano Tusa, del resto, si presenta come uomo, nel settore, dal valore non comune, e non solo tra gli estimatori più vicini a lui. Vanta un curriculum di primo piano. Archeolologo in famiglia di seconda generazione, ha trovato apprezzamento in passato anche nel mondo della sinistra.
A creare il ruolo per lui alla Soprintendenza del Mare fu Fabio Granata, all’epoca assessore regionale ai Beni culturali (finanziaria regionale 2004), incarico che Tusa ricopre già dal 2004 al 2010 e poi dal 2012, dopo una breve parentesi a Trapani come Soprintendente per i Beni culturali e Ambientali (2010).
Un ufficio che si occupasse dei relitti sommersi. Da qui nacque lo sviluppo dell’idea di Tusa, alla base dell’attuale Soprintendenza del Mare, un’origine che non mancò di affascinare lo stesso Granata, reattivo all’epoca a definire l’assetto della nuova struttura, dando corpo a quello che è poi è diventato l’attuale unità di lavoro.
Docente a contratto di Paletnologia presso il Corso di Laurea in Conservazione dei Beni Culturali, indirizzo archeologico, dell’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli (dal 2000), è stato negli anni novanta componente del Consiglio Regionale per i Beni Culturali e Ambientali della Regione e ha partecipato e diretto missioni e ricerche archeologiche in Italia, Iraq, Iran e Pakistan.