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10 misure cautelari

Droga ed estorsioni, maxi operazione nell’Agrigentino: arresti e perquisizioni

mercoledì 11 Gennaio 2023
I Carabinieri del Comando provinciale di Agrigento e del Ros di Palermo stanno eseguendo dall’alba 10 misure cautelari emesse dal gip del tribunale di Palermo su richiesta della Dda.

L’operazione antimafia in corso fra Licata, Palma di Montechiaro, Canicattì e tutta la parte orientale dell’Agrigentino è stata denominata ‘Condor’ e ha portato alla luce gli appartenenti a un’associazione a delinquere di tipo mafioso dedita al traffico di sostanze stupefacenti, a estorsioni ai danni di imprenditori e a danneggiamenti a mezzo incendio.

Oltre 100 i carabinieri di Agrigento e del Ros in azione che sono supportati dai colleghi di Palermo, Trapani, Caltanissetta, Enna e dallo squadrone Eliportato Cacciatori di Sicilia. In corso di esecuzione anche 20 perquisizioni.

L’inchiesta antimafia “Condor”, sviluppata dai carabinieri del nucleo Investigativo di Agrigento con il coordinamento del procuratore aggiunto della Dda Paolo Guido e dal pm Claudio Camilleri, scaturisce dalle convergenze investigative del blitz “Xydi” del 2 febbraio del 2021. Allora, il Ros – che strinse il cerchio sull’ultima rete di fiancheggiatori del boss Matteo Messina Denaro – eseguì 23 fermi di indiziato di delitto emessi dalla Dda.

Gli arrestati dell’operazione antimafia “Condor” sono Nicola Ribisi, 42 anni, disoccupato di Palma di Montechiaro; Domenico Lombardo, 30 anni, commerciante di Agrigento; Giuseppe Chiazza, 51 anni, disoccupato di Palma di Montechiaro; Giuseppe Sicilia, 44 anni di Favara, già detenuto nel carcere di Novara e Baldo Carapezza, 27 anni, operaio di Palma di Montechiaro; i domiciliari sono stati disposti dal Gip per Ignazio Sicilia, 47 anni, manovale di Favara; Salvatore Galvano, 52 anni, manovale di Agrigento; Francesco Centineo, 38 anni, disoccupato residente a Palermo; e Giovanni Gibaldi, 35 anni, di Licata. Molti sono delle vecchie conoscenze, già rimasti coinvolti in precedente inchieste antimafia, delle forze dell’ordine. Obbligo di dimora nel Comune di residenza e obbligo giornaliero di presentazione negli uffici di polizia giudiziaria infine per Luigi Montana, 51 anni, di Ravanusa.

Fra gli arrestati di allora anche due poliziotti e la penalista, mancata collaboratrice di giustizia, Angela Porcello, che avrebbe trasformato il suo studio legale di Canicattì nel quartier generale del mandamento di Cosa Nostra veicolando all’esterno i messaggi del boss Giuseppe Falsone. Lo scorso 6 dicembre, il gup del tribunale di Palermo, Paolo Magro, si è pronunciato sugli imputati che avevano scelto il rito abbreviato.

Fra gli altri è stata condannata a 15 anni e 4 mesi di reclusione proprio l’ex penalista Angela Porcello, cancellata dall’albo dopo l’arresto nell’ambito dell”operazione “Xydi”. Venti anni vennero inflitti, invece, all’imprenditore mafioso Giancarlo Buggea, di Campobello di Licata, ex compagno di Angela Porcello. In tutto furono 15 le condanne e 5 le assoluzioni.

A carico di alcuni degli indagati dell’operazione antimafia “Condor” – 10 gli agrigentini sottoposti a misure cautelari durante la notte – sono stati acquisiti gravi indizi sull’interferenza esercitata da Cosa Nostra sul lucroso settore economico delle transazioni per la vendita di uva e la progressiva ingerenza in questo comparto da parte della Stidda.

In tale ambito sono emersi rapporti del vertice della famiglia mafiosa di Palma di Montechiaro con la ‘Ndrina calabrese dei Barbaro di Platì. L’inchiesta ha portato alla luce anche il controllo illecito di una grossa parte del settore imprenditoriale delle slot machines e degli apparecchi da gioco installati nei locali commerciali; nonché le estorsioni in danno di un imprenditore costretto ad astenersi dalla partecipazione ad un’asta giudiziaria finalizzata alla vendita di alcuni terreni; la tentata estorsione in danno di un altro imprenditore del settore della distribuzione e gestione di congegni e apparecchi elettronici; la gestione di un impianto di pesatura dell’uva, i cui proventi sarebbero stati in parte destinati al mantenimento dei detenuti.

Ed ancora è stata ricostruita l’estorsione – consistita nell’imposizione dell’assunzione di uno degli stessi indagati – ai danni di un’impresa aggiudicataria di lavori a Ravanusa e l’incendio ai danni del titolare di un’autodemolizione con deposito giudiziario.

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