In un anno 216 imprese edili in meno, 1.446 lavoratori in meno, 11 milioni 612 mila euro di salari dichiarati in meno e 1 milione 66mila ore lavorate in meno. È l’istantanea dell’anno nero per l’edilizia a Palermo, in flessione rispetto ai timidi segnali di ripresa registrati tra il 2015 e il 2016. Un segnale negativo che va ben oltre le tendenze nazionali che parlano di un calo della produzione del 5%.
Il dato, ricavato dalle iscrizioni alla Cassa edile, che riguarda il periodo compreso tra l’ottobre 2016 e il marzo 2017, paragonato allo stesso periodo dell’anno edile precedente, è emerso oggi all’assemblea organizzata dalla Fillea Cgil Palermo in via Borremans, per fare il punto sullo stato dell’edilizia. “Dati che destano preoccupazione, per Palermo e per tutto il Sud. È una situazione drammatica, di crisi sociale ed economica per il comparto, che dura pur essendoci strumenti e finanziamenti per il settore”, dichiara il segretario della Fillea Cgil Palermo Francesco Piastra.
Gli edili sono già pronti a tornare in piazza e fare da pungolo per chiedere la riattivazione dei cantieri. I primi appuntamenti di protesta previsti sono un’assemblea il 9 maggio, con gli operai della Bolognetta-Lercara Friddi, con un’iniziativa lungo lo scorrimento veloce in cui si è verificato il noto cedimento sul viadotto Scorciavacche. Poi manifestazioni con i lavoratori disoccupati e lo sciopero regionale degli edili del 25 maggio.
Secondo la Fillea Cgil Palermo, inoltre, nel settore è aumentata l’elusione contributiva e salariale e il ricorso al lavoro nero. Da quando le aziende ottengono la documentazione della regolarità contributiva (Durc online) si è notato che per i mesi a seguire fino alla nuova certificazione diverse aziende omettono i versamenti alla Cassa edile.
“Sarebbe stato importante portare a termine col Comune di Palermo il Patto della Legalità, che avrebbe consentito di verificare, per gli appalti sia pubblici che privati, la congruità tra l’importo dell’opera e i lavoratori impiegati – aggiunge Piastra – Registriamo anche un calo dei bandi pubblici, causato dall’emanazione del nuovo codice degli appalti, e segnaliamo molti ritardi nel rendere cantierabili le opere. Ci sono milioni di euro non investiti e appalti fermi, come il collettore fognario che doveva far partire la Regione siciliana, il raddoppio ferroviario Cefalù Ogliastrillo-Castelbuono, i restanti due tratti della Palermo-Agrigento, gli investimento del Patto per il Sud per le strade secondarie”.
“Su questi argomenti – ha aggiunto – pungoleremo l’assessorato regionale alle Infrastrutture, che ancora non ha convocato le parti”. A sollecitare lo sblocco delle opere infrastrutturali come la Palermo-Agrigento, “su cui bisogna fare chiarezza”, anche Antonio Di Franco, della segreteria nazionale Fillea Cgil, nel suo intervento all’assemblea di Palermo.
“La carenza infrastrutturale deve essere colmata al più presto per rilanciare la vocazione turistica e agricola della Regione. Servono interventi urgenti per rilanciare l’occupazione e la lotta al lavoro nero nel nostro settore – ha detto Di Franco – . Dopo anni passati sulle impalcature, gli edili chiedono il diritto di accedere realmente alla pensione. Ecco perché il 25 maggio unitariamente saremo nelle piazze a manifestare. Mandare in pensione operai edili over 60 non è solo un atto di giustizia, ma anche un modo per favorire le assunzioni di migliaia di giovani tecnici e operai specializzati necessari per le nuove sfide che una edilizia di qualità ha urgenza di affrontare. Quindi il 25 maggio, anche a Palermo, lavoro, contratti e pensioni saranno le parole d’ordine degli edili siciliani”.