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Alla ricerca di un’intesa

Elisoccorso appeso a un filo in Sicilia: chi salva chi rianima?

venerdì 4 Luglio 2025
elisoccorso

In Sicilia, l’estate del 2025 si apre con l’elisoccorso e l’intero sistema dell’emergenza-urgenza sotto pressione, ma non per il caldo. Lo stato di agitazione degli anestesisti rianimatori del 118, scattato il 1° luglio, sta mettendo a dura prova la tenuta del servizio. Un braccio di ferro che rischia di trasformarsi in un crollo sistemico, con ripercussioni drammatiche su tutto il territorio regionale.

Se a Palermo e Catania si cerca ancora di garantire la copertura dei turni, fino a lunedì, in altre province le centrali operative si stanno riorganizzando tra rinunce, assenze e disponibilità centellinate. La tenuta operativa dipende ormai dalla disponibilità di pochi volontari. Un margine troppo sottile per un servizio essenziale.

Il nodo delle tariffe

La miccia della protesta si accende su una richiesta: aggiornare le tariffe orarie per chi lavora in prima linea, tra cielo e terra, spesso in condizioni estreme. Dopo mesi di attesa, la proposta dell’Assessorato regionale alla Salute arriva il 30 giugno: aumento del 10%, ossia +5 euro lordi l’ora, con decorrenza dal 1° settembre e una possibile nuova revisione a gennaio 2026.

Ma per le sigle sindacali (Cimo-Fesmed, Cisl Medici, Fassid, Uil Medici, Anaao Assomed, Cgil Medici e altre), si tratta di una risposta “incongrua e anacronistica”. L’aumento equivarrebbe a circa 2,50 euro netti per ora di servizi.  Secondo i rappresentanti dei camici bianchi, rispetto al rischio quotidiano e ai compensi riconosciuti in altre regioni:Sono briciole!“.

Sotto la media nazionale

Attualmente, infatti, un anestesista del 118 in Sicilia percepisce circa 50 euro lordi l’ora. Una cifra che include anche le lunghe ore di presidio, in cui l’elicottero resta in stand-by per missioni che possono scattare da un momento all’altro. Alcuni incarichi speciali, però, possono arrivare a 100 euro lordi, ma sono eccezioni.

Altrove, le cifre raccontano un’altra storia. In Umbria ed Emilia-Romagna, ad esempio, si superano gli 80 euro l’ora, in Toscana 90-95. L’ultima intesa siglata, recentissima,  in Lombardia riconosce 100 euro l’ora ai dirigenti medici, 50 agli infermieri, 25 agli autisti soccorritori.

L’elisoccorso siciliano tra eccellenza e straordinari

elisoccorso 118Il sistema dell’elisoccorso in Sicilia, secondo i dati nazionali, è considerato tra i più efficienti d’Italia. Si articola in sei basi operative: Palermo, Caltanissetta, Messina, Catania, Lampedusa e Pantelleria, e copre ogni anno oltre 2.000 missioni, spesso in condizioni critiche. Durante la pandemia, ha stabilito un primato: oltre 300 pazienti Covid trasportati in elicottero, più di qualsiasi altra regione italiana.

Un’eccellenza che, però, oggi si trova sotto pressione. Le aree interne dell’Isola, già penalizzate da distanze e carenze infrastrutturali, rischiano di restare scoperte. Le isole minori, come Lampedusa, Stromboli e Pantelleria, dipendono interamente da questi voli salvavita, resi ancora più complicati da condizioni meteo spesso proibitive o dalla carenza di personale.

A complicare ulteriormente la tenuta del servizio, ci sono i rilievi sollevati dai sindacati: “Non si può chiedere a un medico di lavorare durante le ferie o i riposi obbligatori previsti dalla legge”. Ma in diverse province, per tamponare i vuoti nei turni, si moltiplicano gli straordinari, con il concreto rischio di scivolare in zone grigie contabili e forzature regolamentari. Il sistema regge, per ora, solo grazie alla disponibilità individuale. Ma fino a quando?

Il pressing e lo “scontro

La tensione è salita ulteriormente il 2 luglio, quando il dirigente generale della Pianificazione Strategica, Salvatore Iacolino, ha inviato una nota formale ai vertici delle aziende sanitarie e alle Centrali Operative del 118. Nel documento si legge che: “Il Sistema dell’Emergenza, specialmente su ala rotante, anche se non per tutte le basi, potrebbe non garantire la continuità assistenziale nelle 24 ore”.

elisoccorso 118 iacolinoPer questo, Iacolino ha disposto che: “I Direttori Generali in indirizzo, ove insistono le Centrali Operative 118, si attivino con l’urgenza del caso per garantire le figure professionali mediche necessarie, anche in piena sinergia con gli altri Direttori Generali, assicurando così il funzionamento del Sistema dell’emergenza-urgenza 118 regionale in modalità h.24. Le attività anzidette dovranno essere comunicate ai Direttori delle Centrali Operative 118 ed a questo Dipartimento, con l’indicazione del personale medico/anestesista individuato per garantire il Servizio Pubblico essenziale in argomento. I Direttori delle CC.OO. 118 avranno cura di segnalare a questo Dipartimento l’elenco del personale medico/anestesista e delle altre figure sanitarie che hanno rinunciato allo svolgimento su base incentivante delle prestazioni all’interno del Sistema 118”.

Un passaggio che ha innescato la reazione dei sindacati, che al tavolo convocato il giorno successivo, 3 luglio, hanno ribadito: “Non si possono usare gli strumenti amministrativi per trasformare un dissenso legittimo in una colpa personale”.

La sensazione, per molti, è quella di una pressione esercitata in modo indiretto, che rischia di peggiorare un clima già teso e minare ulteriormente la fiducia nel confronto istituzionale.

Dal canto suo, l’Assessorato ha rivendicato che: “Le tariffe, ferme dal 2016, sono state sbloccate nel 2024 con un primo aumento del 20%, a cui si aggiunge il 10% proposto il 30 giugno 2025. Un incremento che, nei numeri, rappresenta quasi un terzo in più rispetto alla tariffa originaria”.
Ma la risposta dal fronte sindacale è stata netta: “Non si può più vivere di volontariato mascherato”.

Bilancio fuori fuoco

Un altro punto critico resta la mancata strutturazione del servizio all’interno del bilancio storico della Regione. Se il 118 fosse realmente istituzionalizzato, il relativo costo ricorrente dovrebbe rientrare stabilmente nella programmazione sanitaria. Oggi, invece, il sistema viene gestito come una voce straordinaria, dispersa tra le maglie del bilancio, fuori da qualsiasi pianificazione organica.

Eppure la Sanità regionale assorbe oltre il 50% dell’intero bilancio siciliano. Il punto, allora, non sembra essere la disponibilità delle risorse, ma la volontà di rendere strutturale un servizio essenziale per la sopravvivenza di intere aree del territorio, soprattutto le più periferiche.

Verso lunedì

Un nuovo incontro è previsto l’8 luglio, ma l’aria è quella di una trattativa a oltranza. I sindacati, infatti, stanno valutando un sondaggio tra gli iscritti. E chi non accetterà la nuova proposta? Potrebbe decidere di uscire definitivamente dal sistema 118, lasciando sguarnite intere aree del servizio.

Nel frattempo, si fa strada l’ipotesi di un ritocco dell’aumento, che potrebbe salire dal 10% al 15%.

Basterà davvero a ricucire lo strappo? O sarebbe più opportuno avviare una svolta vera, con il pieno riconoscimento del ruolo strategico del personale sanitario, anziché continuare a puntare sul volontariato, alimentando dinamiche distorte, come quelle di chi prova furbescamente a mettersi in malattia per guadagnare di più?

Tra stallo politico e fondi incerti, intanto, qualcuno ironizza amaramente: “Aspettando Godot… e la città ospedaliera”. Ma qui, più che di letteratura, si parla di vite umane.

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