Il sindacato Polizia Penitenziaria lancia l’allarme sullo stato di salute nelle carceri: «alla Sicilia la maglia nera. Dati drammatici, serve un piano straordinario di prevenzione delle malattie infettive per il personale».
In un dossier consegnato al ministero della Salute emerge che nelle carceri d’Italia due detenuti su tre sono malati, tra i 25mila e i 35mila sono affetti da Epatite C, in aumento Hiv positivi (6.500) e tubercolosi, almeno un migliaio i detenuti con problemi mentali nelle celle di istituti normali e 1200 in istituti specifici.
Tra i detenuti siciliani ci sono 2.416 tossicodipendenti, 1.261 che soffrono di malattie epato-biliari, 1.156 con depressione o altre manifestazioni psicopatologiche, 760 con malattie infettive (escluso Hiv), 642 con malattie respiratorie, 449 detenuti con piaghe da decubito, 351 affetti da malattie renali e 251 con diabete mellito, solo per citare alcune patologie.
L’Epatite C, denuncia il sindacato, è tuttora l’infezione maggiormente presente nella popolazione detenuta in Italia anche a causa dell’alta percentuale di tossicodipendenti (un terzo del totale). A questi vanno aggiunti 6.500 portatori attivi del virus dell’epatite B.
Gli Hiv positivi sono circa 5.000. Secondo dati più aggiornati l’assunzione dei farmaci antiretrovirali ha ridotto in maniera notevole la trasmissione del virus anche in presenza di comportamenti a rischio. I medici nelle carceri sono sempre meno. Ogni duecento pazienti detenuti dovrebbe esserci un medico, mentre l’incolumità professionale non è garantita perché esiste un burnout di lavoro insostenibile.
«Questi dati sono allarmanti – commenta Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria – e mettono a rischio la salute dei detenuti e del personale penitenziario. Il carcere è territorio tra infettivologia e psichiatria con i continui casi di suicidio ed autolesionismo. Ci associamo all’appello dei medici per un piano straordinario di prevenzione delle malattie infettive che coinvolga il personale in servizio».