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I nuovi investimenti

Emergenza rifiuti, la Sicilia scommette sui termovalorizzatori: è la soluzione o il male minore?

venerdì 7 Giugno 2024

La Sicilia torna sotto i riflettori per l’emergenza rifiuti. Recentemente, il presidente della Regione, Renato Schifani, e il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, hanno firmato un accordo cruciale a Palermo, che sblocca i Fondi di Sviluppo e Coesione destinati all’Isola. In particolare, sono stati destinati 800 milioni di euro per la costruzione di due termovalorizzatori nelle province di Palermo e Catania, una mossa che potrebbe ridisegnare il panorama della gestione dei rifiuti nell’isola. Inoltre, 36 milioni di euro sono stati allocati per la realizzazione di tre nuove discariche, mentre altri 128 milioni finanzieranno quattro impianti per il trattamento dei rifiuti.

Il quadro italiano

In Italia, i termovalorizzatori rappresentano una componente essenziale nella gestione dei rifiuti. Attualmente, il Paese conta 37 impianti attivi, principalmente situati nel Nord Italia. In particolare, 26 impianti sono situati nel Nord, con una concentrazione significativa in Lombardia (13 impianti) e in Emilia Romagna (7 impianti). Questi impianti centrali e meridionali hanno gestito oltre 532 mila tonnellate e più di un milione di tonnellate di rifiuti urbani, rispettivamente. Il termovalorizzatore più grande d’Italia si trova attualmente a Brescia, in Lombardia, seguito da quello di Acerra, in Campania, dove i termovalorizzatori hanno risolto problemi critici di smaltimento dei rifiuti. In passato, la regione era costretta a imballare e spedire i rifiuti al Nord Italia, con costi elevati e inefficienze logistiche. L’introduzione di moderni termovalorizzatori ha permesso di chiudere il ciclo dei rifiuti localmente, riducendo i costi e l’impatto ambientale. Nel 2019 in Italia, ad esempio, sono stati trattati 5,5 milioni di tonnellate di rifiuti, producendo 4,6 milioni di MWh di energia elettrica e 2,2 milioni di MWh di energia termica, sufficienti a soddisfare il fabbisogno di circa 2,8 milioni di famiglie.

Mentre il Nord Italia è ben dotato di termovalorizzatori, il Centro e il Sud del Paese soffrono di una significativa carenza di impianti. La Sicilia, in particolare, sta facendo grandi passi avanti con piani per costruire nuovi termovalorizzatori a Palermo e Catania. La gestione dei rifiuti è una sfida complessa per le regioni del Sud Italia, in particolare per la Sicilia, dove la natura dei rifiuti solidi differisce significativamente rispetto al Nord del paese. Il maggior rifiuto solido prodotto in Sicilia è di origine organica, derivante dal largo consumo di frutta fresca e altri prodotti alimentari. Questo si contrappone alle regioni settentrionali, dove prevalgono i rifiuti di cartone e imballaggi. Di conseguenza, il volume complessivo dei rifiuti in Sicilia è notevolmente superiore rispetto ad altre regioni italiane, richiedendo soluzioni su misura per la gestione efficiente di questi materiali.

I due nuovi termovalorizzatori previsti per Palermo e Catania sono stati progettati tenendo conto delle specifiche esigenze della Sicilia. Questi impianti sono dimensionati per gestire il volume e il tipo di rifiuti solidi prodotti localmente, evitando così il rischio di sovraccarico e inefficienze. Un impianto di dimensioni maggiori potrebbe, infatti, diventare un ricettacolo per i rifiuti di altre regioni del Mediterraneo, creando ulteriori problemi logistici e ambientali. Questi progetti, del valore di circa 800 milioni di euro, non saranno operativi, secondo le previsioni, prima del 2027 e saranno destinati a ridurre la dipendenza dalle discariche, provando a migliorare l’efficienza del sistema di gestione dei rifiuti.

I nuovi impianti in Sicilia

Dionisio Giordano, rappresentante della Ft Cgil,  ha così sintetizzato il quadro: “Se il nuovo piano regionale dei rifiuti vede nei due termovalorizzatori di Palermo e Catania un elemento da realizzare, la nostra posizione non è mai stata contraria. Si tratterà certamente di capire le due volumetrie previste. Non andrà tralasciata comunque una buona raccolta differenziata e una buona raccolta delle materie”.

Dionisio Giordano, Fit Cisl Sicilia
Dionisio Giordano, Fit Cisl Sicilia

Giordano ha poi sottolineato l’importanza di non considerare la termovalorizzazione come un elemento isolato: “La termovalorizzazione è uno degli elementi del cosiddetto ciclo integrato dei rifiuti e dell’economia circolare (un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile). In Sicilia abbiamo superato il 50% di raccolta differenziata, ma le aree metropolitane di Palermo e Catania sono ancora in ritardo. Il primo passo è senza dubbio il raggiungimento dell’obbiettivo del 65% di raccolta. Non siamo assolutamente contrari ai termovalorizzatori, ma tutto ciò deve rientrare all’interno di una visione sistemica di un ciclo integrato dei rifiuti“.

Giordano conclude con una visione chiara: “Non bisogna avere un approccio ideologico ma sistemico a ciò che serve realmente oggi alla Sicilia. La termovalorizzazione è uno step che parte dalla massimizzazione dello sforzo sulla differenziata e sul recupero delle materie, e deve essere integrata in un ciclo complessivo che comprende anche il trattamento degli scarti residuali“.

Il modello Copenaghen

trasporto rifiutiGli impianti previsti per Palermo e Catania sono frutto di investimenti pubblici e utilizzano tecnologie avanzate che garantiscono emissioni praticamente nulle. A Copenaghen, il termovalorizzatore Amager Bakke (Copenhill) è un esempio di come sia possibile integrare un impianto industriale nel contesto urbano senza impatti negativi sulla qualità dell’aria e sulla salute pubblica. La struttura danese, con la sua pista da sci sul tetto e il design architettonico innovativo, ha dimostrato che efficienza energetica e sostenibilità possono andare di pari passo. In Sicilia, gli impianti di Palermo e Catania seguiranno un modello simile, garantendo emissioni ridotte al minimo grazie a sistemi di filtraggio avanzati e a processi di combustione ottimizzati. L’obiettivo è non solo ridurre l’impatto ambientale, ma anche trasformare i rifiuti in una risorsa preziosa, producendo energia elettrica e termica per le comunità locali. Uno degli aspetti più innovativi di questi nuovi termovalorizzatori è l’approccio al trasporto dei rifiuti. I percorsi alternativi previsti per il trasporto mirano a evitare l’intralcio della circolazione urbana, migliorando l’efficienza logistica e riducendo l’impatto del traffico cittadino. Questa soluzione non solo agevola il flusso di rifiuti verso gli impianti, ma minimizza anche le emissioni associate al trasporto su strada. Un nuovo tipo di tecnologia che rappresenta un passo avanti significativo rispetto al tradizionale modello di discarica, ormai con tutta probabilità superato.

Il dibattito in Europa

Nonostante i benefici evidenti, i termovalorizzatori sono spesso oggetto di accese discussioni. La Direttiva europea sulla gestione dei rifiuti privilegia infatti la prevenzione, il riuso e il riciclo rispetto all’incenerimento, a causa delle emissioni di sostanze nocive come le diossine, seppur minime. Inoltre, il contributo degli inceneritori alle polveri sottili è relativamente basso rispetto ad altre fonti di inquinamento, ma non trascurabile.

I termovalorizzatori in Italia sono certamente fondamentali per la gestione dei rifiuti e la produzione di energia. Tuttavia, per raggiungere gli obiettivi europei di riduzione delle discariche e aumento del riciclaggio, è necessario incrementare il numero di impianti, migliorare la raccolta differenziata e adottare un approccio sistemico. L’esperienza del Nord Italia può servire da modello per le regioni del Sud, dove sono in corso progetti promettenti ma ancora in fase iniziale.

 

 

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