In Sicilia, i numeri degli screening oncologici continuano a raccontare una realtà allarmante. L’adesione rimane lontana dai livelli minimi fissati a livello nazionale, nonostante la disponibilità di servizi pubblici organizzati e gratuiti.
Nel 2024, secondo il report ufficiale del DASOE, l’indicatore di adesione LEA per il tumore della cervice uterina è stato del 28,5%, per il mammografico 30,6% e per lo screening del colon retto solo il 14,5%.
“Numeri che, a leggerli, fanno male – ammette con franchezza Giacomo Scalzo, dirigente generale del DASOE – perché dietro ogni percentuale c’è una persona che ha scelto di non proteggere la propria salute”.
“In assessorato facciamo programmazione, inviamo direttive alle ASP, investiamo tempo e risorse. Lo facciamo con passione. Ma serve un cambio di passo collettivo. C’è un’offerta capillare: lettere a casa, uffici screening attivi in ogni ASP, camper attrezzati per raggiungere le zone montane e periferiche – spiega -. Ma se manca una volontà sociale e personale, tutto questo rischia di non bastare”.
I dati evidenziano disparità territoriali: “A Enna per lo screening cervice siamo al 56%, a Trapani al 22%. Nel colon retto si arriva anche al 4%. È evidente che non si tratta solo di sanità, ma di cultura della prevenzione”.
E le conseguenze non sono solo sanitarie, ma anche sistemiche. Scalzo infatti evidenzia che: “Il mancato raggiungimento dei livelli minimi impedisce alla Regione di uscire dal Piano di rientro. Questo limita la nostra autonomia, e quindi la capacità di potenziare servizi in altri ambiti. È una catena che parte dalla mancata adesione e finisce col peggioramento dell’intero sistema pubblico”.
Per reagire, la Regione ha attivato una rete interistituzionale che parte venerdì 11 luglio.
“Abbiamo coinvolto i Prefetti di tutte le province. A Palermo, il primo incontro è già fissato, con sindaci, autorità civili, religiose e militari. A Seguire Agrigento e le altre Province. Perché la salute è un bene comune e va difeso coralmente. Dobbiamo ricostruire fiducia. Dopo la pandemia c’è stata una frattura profonda tra cittadini e sanità pubblica: fake news, sfiducia nei vaccini, disorientamento – ribadisce –. Ma ora è il tempo di ricucire”.
Le azioni del Dasoe e la rete screening
Dal punto di vista tecnico, il sistema screening è ben strutturato.
“Ogni ASP ha un centro gestionale screening che coordina prenotazioni, richiami, inviti, presa in carico clinica e percorso diagnostico. L’attività clinica è affidata a tre unità operative: mammografia, cervice, colon-retto. Tutto segue standard precisi – spiega Lucia Li Sacchi, dirigente del Servizio 1 del DASOE -. Per esempio, ogni mammografia viene letta da due radiologi diversi, entrambi con formazione specifica e almeno 5.000 letture annue. I tecnici sono dedicati, così come i radiologi. E abbiamo appena concluso un ciclo formativo triennale con il GISMA. Lo screening è di qualità, ma la popolazione spesso lo ignora o lo sottovaluta”.
Uno dei problemi è l’effetto “strascico” del Covid: “Durante la pandemia molte figure dedicate agli screening sono state spostate su attività di emergenza. In parte non sono mai rientrate, e oggi in alcune aree mancano professionisti esclusivamente dedicati. Eppure l’offerta c’è – insiste Li Sacchi -. Le ASP organizzano campagne con motorhome per raggiungere anche i paesi più isolati. I centri screening sono distribuiti su tutto il territorio. E stiamo rafforzando la collaborazione con i medici di medicina generale, coinvolgendoli nel counseling e nel convincere i pazienti ad aderire”.
Un altro intervento chiave è in corso: “Stiamo pianificando una grande campagna di comunicazione regionale, mirata e inclusiva. Usiamo linguaggi e strumenti pensati per fasce d’età e vulnerabilità diverse, in modo da rendere il messaggio efficace e accessibile. La prevenzione è un diritto, ma anche un’informazione da sapere comunicare bene”.
Il cambiamento che serve
“C’è bisogno di riprendere in mano le virtù che i Greci ci hanno trasmesso”, esorta Scalzo.
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La prudenza: “la capacità di capire cosa sia meglio per la propria salute e agire di conseguenza, senza farsi suggestionare da panico o disinformazione”.
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la temperanza: “equilibrio interiore, autocontrollo, non farsi travolgere da pulsioni né da paure”;
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la fortezza: “il coraggio di affrontare paure, timori, pregiudizi. Solo rimanendo saldi riusciamo a cambiare rotta”;
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la giustizia: “l’equità verso se stessi e gli altri, riconoscere che tutti hanno diritto a essere protetti e rispettati”.
“Queste virtù, prudenza come capacità di discernimento, temperanza come equilibrio, fortezza come resistenza, giustizia come senso del bene comune, sono il cardine per ripristinare fiducia e responsabilità collettiva”, conclude Scalzo.