Sarà il Bologna di Roberto Donadoni il primo banco di prova per il Palermo targato Bortoluzzi, oramai a cinque punti dalla terzultima (Crotone) e con la salvezza lunga otto distanze. Che sia l’allenatore per la risalita è un po’ arduo pronosticarlo, visto il numero degli allenatori dei rosa che si sono avvicendati sulla panchina, ma si spera – almeno per il buonsenso – che sia almeno l’ultimo dell’anno. Diego Bortoluzzi si è presentato oggi al campo di allenamento “Tenente Onorato” con sercizi mirati su marcature e calci piazzati. In squadra ci sono “almeno due o tre tiratori mica male”, assicura, e “non solo Diamanti”. Del resto, l’attenzione maniacale ai dettagli e la feroce applicazione tattica, accanto a una difesa di ferro che avrebbe fatto parte della rosa dei campioni mondiali del 2006, sono concetti cardine nel credo calcistico del suo “maestro” Francesco Guidolin, di cui Bortoluzzi è stato vice al tempo della prima, storica promozione in Serie A dell’epopea zampariniana ma anche all’Udinese e allo Swansea. Ma non sarà troppo tardi, a sette giornate dalla fine del campionato, per ripartire dalle basi, da “concetti semplici” inoculati nei giocatori “in maniera soft, perché in pochi giorni non ho potuto fare chissà cosa?”. Una squadra penultima in classifica con appena 15 punti in 31 giornate e una difesa colabrodo ma soprattutto con evidenti problemi tecnici e di tenuta mentale. Bortoluzzi non ci pensa: “Non guardo al futuro ma alla partita di domani col Bologna, un avversario con una situazione mentale certamente migliore della nostra. Ma questo non cambia nulla: qualunque sia l’avversario, conta il nostro atteggiamento”. Il suo contratto scade il 30 giugno: “Se vedrò sul campo quello che chiedo ai miei giocatori saro’ ugualmente contento del mio lavoro, poi ragioneremo sul futuro”.
Non contano il modulo e gli undici titolari: “Sia con la difesa a tre che a quattro i risultati sono stati scadenti. E’ chiaro che qualcosa della formazione la cambierò. Ho già deciso chi sarà il portiere. Ma contano di più la concentrazione e la determinazione. Ho a disposizione 26 giocatori e faro’ le scelte in base a quelle che riterrò essere le migliori soluzioni in ogni partita, in ogni ruolo”. In pochi giorni non c’e’ stato tempo per fare altre prove: ad esempio test fisici per capire perché, come già accaduto con i precedenti allenatori Ballardini, De Zerbi, Corini e Lopez, la squadra rosanero sia cosi’ fragile e, dopo buoni primi tempi chiusi anche in vantaggio, spesso incappi in crolli fragorosi nei secondi tempi smarrendosi del tutto e concedendo campo e gol in serie agli avversari. “Credo che certe difficoltà vengano fuori per motivi psicologici – ipotizza Bortoluzzi – Non credo che un atleta di Serie A crolli fisicamente dopo 35 minuti, 20 o 25 minuti forse potrei farli perfino io… Ma perché la squadra crolli alla prima difficoltà ancora non lo so. Le risposte possono essere tante. Preferisco cercare di farmi un’idea direttamente dagli allenamenti”.
Con lui Maurizio Zamparini, che resta comunque il proprietario in attesa che si concluda il passaggio di consegne con Paul Baccaglini, è andato sul sicuro, anche se si tratta di un semi-esordiente nel massimo campionato dopo la breve e sfortunata parentesi sulla panchina del Treviso nel 2006: da tecnico della Primavera si ritrovò ad allenare la prima squadra biancoceleste in una stagione tribolata, chiusa con un’amara retrocessione. “All’epoca non ero pronto”, ricorda. Poi solo esperienze da vice; è stato quindi il vulcanico patron a proporgli di tornare in Sicilia: “Zamparini ha avuto il suo ruolo perché mi conosce da 27 anni e ho lavorato con lui per otto, prima da giocatore e poi da allenatore. Mi ha chiesto la disponibilità e gliel’ho data. Poi ho incontrato il presidente Baccaglini che mi ha dato l’ufficialità. E sicuramente anche Guidolin ha avuto il suo ruolo da quello che ho letto, so che mi ha ‘raccomandato'”.
Bortoluzzi trova un club che vive una fase di transizione e senza neppure un direttore sportivo dopo il recente addio di Nicola Salerno: “Non ho avuto neanche il tempo di pensare a quali saranno i miei riferimenti societari”. Si appella all’unico appiglio possibile, i tifosi: “Sarebbe bello trovare un atteggiamento positivo allo stadio ma è normale che dopo un’annata del genere non si possa pretendere chissà cosa. Chiedo una tregua”. La sfida è lanciata. “Una sfida innanzitutto con me stesso”.
Per il Bologna è emergenza a centrocampo. Solo quattro i convocati in vista dell’incontro di domani con il Palermo. Oltre a Nagy, che ha già finito la stagione, stiramento per Rizzo, che dovra’ stare fermo una ventina di giorni. Ma pure Donsah è stato fermato dalla febbre. Ecco, allora, che il trio del 4-3-3 di Donadoni rimane formato da Pulgar davanti alla difesa con Dzemaili a destra e Taider a sinistra; è empre più probabile che Destro possa saltare la partita. Bisognerà capire se il tecnico si affidera’ all’attacco rapido formato da Verdi centrale, con Krejci e Di Francesco, oppure utilizzerà Bruno Petkovic con Verdi e uno tra Di Francesco e Krejci. Anche perché il ceco a inizio settimana ha avuto un problema muscolare e bisogna capirne le reali condizioni.
Probabili formazioni:
Palermo (4-3-3) 1 Posavec – 3 Rispoli, 6 Goldaniga, 44 Sunjic, 97 Pezzella – 25 B. Henrique, 14 Gazzi, 18 Chochev – 20 Sallai – 30 Nestorovski, 22 Balogh. All. D. Bortoluzzi
Bologna (4-3-3) 83 Mirante – 4 Krafth, 20 Maietta, 28 Gastaldello, 25 Masina – 8 Taider, 5 Pulgar, 31 Dzemaili – 9 Verdi, 21 Petkovic, 14 Di Francescoi. All. R. Donadoni