Enrico Remmert, “La Guerra dei Murazzi”, Marsilio Racconti Ed., Venezia, 2017
L’ultimo opera letteraria di Enrico Remmert si caratterizza per un’intensa e interessante raccolta di vite nella quali il “libero arbitrio” sembra essere la direttrice che le unisce tutte all’interno di emozioni vivide che certamente lasciano traccia nel lettore che se le ritrova, dopo la lettura, nella sua testa come piccoli tarli che lo costringono, anche nolente, a riflettere su questioni che non sono più dell’autore e dei suoi personaggi, ma della sua vita quotidiana e delle scelte che ognuno di noi inevitabilmente è costretto a fare ogni santo giorno.
La scrittura è fluida e molto originale, colta ed empatica. Si caratterizza per uno stile immediatamente riconoscibile al lettore di Remmert, uno stile che, come per un grande pittore o scultore, identifica l’autore immediatamente. E questa è proprio la differenza tra un artista e un artigiano. L’artista è tale se il suo stile e la sua maestria nel rappresentare la sua arte sono unici, originali e immediatamente riconoscibili. L’artigiano riproduce “arte” altrui, oggetti se vogliamo, serialmente e monotematicamente con uno stile che non sempre è riconoscibile e con segno che non trasmette emozione nuova se non quella del calco che riproduce con il suo “manufatto”. Da questo punto di vista possiamo certamente dire che Remmert, nel panorama della letteratura contemporanea italiana, dove la mediocrità è oggettivamente dominante, è senza alcun dubbio uno degli scrittori più interessanti per l’arte della sua scrittura e per le storie che intesse come una fitta e pregiata maglia di un nobile tessuto.
Le storie, quattro racconti, si intrecciano e si susseguono a partire da una Torino, per certi versi nostalgica, dove i personaggi vivono e raccontano le loro vite, i loro sogni, il loro futuro immaginato, le paure e le angosce del passato e del presente. Sono storie dove i personaggi sembrano segnati da un destino che li sovrasta e li accomuna, dove l’integrazione razziale e culturale era ancora spoglia di pregiudizi e preconcetti, e forse anche per questo è più interessante leggerle oggi dalla prospettiva di Remmert: Una giovane e bella barista che per mantenere gli studi lavora in un noto pub dei Murazzi di Torino, un buttafuori clandestino albanese sbarcato al porto di Bari qualche anno prima, nell’agosto del 1991, con oltre ventimila migranti, una ragazza cubana, un sofisticato parrucchiere giapponese di stazza a Londra che gira il mondo per le sue art-performance, due serbi allevatori di cani… e tante altre storie ancora, da leggere e da gustarsi con parsimonia e sano gusto letterario.
Post Scriptum: Il 16 settembre 2017, nel suo sito ufficiale, Remmert scrive di sé nella sua presentazione al libro: «Non possiedo quella assoluta sicurezza di sé che caratterizza molti scrittori di successo (e che spesso ha a che fare non tanto con il talento ma proprio con il successo), però credo di aver scritto un libro bello, di quelli che a me piacerebbe leggere. Esce oggi. Sono certo che qualcuno lo amerà profondamente. Besos» . DALLA SCHEDA DEL LIBRO «Con eleganza, delicatezza e una trepidazione che non diventa mai sentimentalismo, Remmert racconta queste esistenze, minime e trascurabili come la nostra, mostrando il punto in cui, magari per una volta nella vita, diventano incandescenti: e si trasformano, o bruciano…».
Gli ascoltatori della trasmissione “Fahrenheit” di Rai Radio 3, hanno già votato “La Guerra dei Murazzi” come il libro del mese di dicembre 2017.
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