Si stanno svolgendo in Sicilia, ma anche in tante città italiane, iniziative, convegni, seminari, pubblicazioni per ricordare la figura e l’opera di Danilo Dolci in occasione della ricorrenza del centenario della nascita dell’illustre sociologo triestino che operò a lungo in Sicilia.
Nei suoi confronti i siciliani dovrebbero manifestare sentimenti di gratitudine per avere dedicato la sua vita alla rinascita di questa terra e per i valori che ci ha trasmesso ispirati alla pace, alla non violenza, alla solidarietà e alla giustizia sociale.
In molte di queste iniziative che si sono svolte è venuto fuori il nome di Eyvind Hytten e probabilmente alcuni tra i partecipanti si saranno chiesti: ma chi era costui, alla stregua del Don Abbondio di manzoniana memoria che si chiedeva chi fosse un certo Carneade.
Stiamo parlando di una personalità che ha vissuto per lungo tempo in Sicilia, un prezioso collaboratore di Danilo Dolci e che insieme a lui ha affrontato le gravi piaghe sociali e le sofferenze di tanti siciliani mettendo a disposizione del progetto di Dolci tutta la sua competenza, professionalità e passione civile. Ma chi era Eyvind Hitten?
Era un importante studioso svedese, che appena trentenne aveva già conseguito la cattedra di Filosofia Morale all’università di Stoccolma. L’incontro con Dolci che si trovava a Stoccolma avvenne in modo fortuito essendo stati entrambi invitati una sera a casa di amici che scoprirono così di avere in comune.
Hytten aveva sentito parlare di Dolci e conosceva anche se in modo generico l’attività che svolgeva in Sicilia e grande fu la sua sorpresa quando non era trascorso nemmeno un quarto d’ora che si erano conosciuti che Danilo gli propose di venire in Sicilia a dargli una mano.
“ Sto mettendo su una organizzazione e avrei bisogno di uno come te per la gestione e l’organizzazione” aggiungendo inoltre che non avrebbe dovuto preoccuparsi per le spese che se ne sarebbe occupato lui.
Dolci, infatti, in quel momento poteva disporre di una discreta risorsa finanziaria essendogli stato assegnato il premio Lenin per la pace.
Avrebbe certamente meritato il premio Nobel e lo avrebbe meritato anche in seguito per l’impegno che aveva profuso sui temi della pace e dell’amicizia tra i popoli insieme ad Aldo Capitini, un grande studioso che aveva partecipato alla Resistenza come liberal socialista e a cui Dolci gli riconosceva una sorta di paternità ideale e con cui condivise ideali e valori e il comune riferirsi alla Non Violenza di Gandhi.
Probabilmente il Nobel gli fu negato per la ferma opposizione dei conservatori dei paesi occidentali proprio per quel premio ricevuto dall’Unione Sovietica nonostante Dolci già nel ricevere il premio, ma anche in altre occasioni, aveva sempre dichiarato di non essere comunista.
Hitten rimase sorpreso da quella proposta ma non perse tempo ad accettarla, una scelta che come racconta lui stesso in un biglietto trovato dalla moglie dopo la sua morte, << gli avrebbe cambiato la vita, la carriera e tutto il resto per sempre……. in quel momento c’era solo l’avventura e la sfida di buttarsi in cose sconosciute che mi avrebbero fatto incontrare con la realtà. Meglio e più della tranquilla carriera universitaria>>.
Ecco una sua significativa testimonianza dell’impatto con una realtà come Partinico:
<< A Partinico, dirimpetto la mia casa c’era la casa in blocchi di tufi con il pavimento di terra, vi abitava Lina con suo marito muratore con tre figli un po’ più grandi dei nostri, dall’altro lato del vigneto stava Ciccio chiamato Occhi Grossi, factotum del centro che Danilo stava mettendo su. Dietro la nostra casa con sette figlie che erano la sua disperazione a causa della dote stava un allevatore di maiali. Tutto questo dava un senso di tranquillità anche in questo angolo sperduto di un paese cosi malfamato a pochi passi con Montelepre, il paese di Salvatore Giuliano>>.
Questa testimonianza dimostra come incontrare Danilo Dolci ti poteva cambiare la vita, come avvenne per molti altri soprattutto giovani.
Nel 1968 Hitten lasciò Partinico per trasferirsi a Gela incaricato dall’ENI di condurre uno studio insieme al sociologo Marco Marchionni sullo sviluppo di quel territorio dopo l’insediamento del Petrolchimico.
I risultati di quello studio che evidenziava le contraddizioni e le criticità di quell’insediamento, a loro si deve la definizione di “ Industrializzazione senza sviluppo”, ovviamente non piacquero al committente che censurò lo studio.
A Hitten però non mancarono altri prestigiosi incarichi . Fu alle Nazioni Unite, diresse il programma per lo sviluppo del Pakistan e Bangladesh, fu rappresentante in Angola per contro dell’ONU. Tornò in Italia nel 1982 e morì a Roma mentre stava scrivendo sulla sua esperienza vissuta in Sicilia che gli era sempre rimasta nel cuore.