Le bacchettate del virologo Roberto Burioni, le polemiche sul vizio da ‘coronavinus‘ e sugli assembramenti della cosiddetta ‘movida’ della Vucciria a Palermo sembrano essere di secoli fa, eppure sono trascorsi soltanto un paio di mesi. Nel frattempo, ad attirare l’attenzione dei media ci hanno pensato i Navigli di Milano, presi d’assalto all’ora dell’aperitivo da chi non ha resistito all’assembramento da cocktail ‘Fase 2‘.
Ora anche i locali del mercato storico di Palermo stanno pian piano rialzando le saracinesche, dopo essersi conformati alle disposizioni dell’ordinanza regionale sulla sicurezza. Tra questi, c’è la storica Taverna Azzurra, popolarissima tra i palermitani giovani e non, abituali frequentatori o avventori occasionali del bicchiere di zibibbo o dello ‘champagnino‘, come viene chiamata la mezza birra da queste parti: “Seguiremo le linee guida – afferma Piero Sutera, che insieme al fratello Michele gestisce il locale – “Abbiamo predisposto il distributore automatico di gel igienizzante per le mani all’ingresso e in prossimità dei bagni, con l’obbligo di utilizzo delle mascherine all’ingresso del locale. Inoltre – prosegue –, abbiamo creato un percorso a terra col nastro adesivo giallo e nero che indirizza i clienti verso il bancone per garantire la distanza all’interno“.
Igiene garantita anche al bancone: “Abbiamo quattro postazioni per i clienti – dice Sutera –, distanziate un metro l’una dall’altra, in modo da poter accogliere gli avventori e farli uscire, sempre seguendo il percorso guidato, osservando le norme sul distanziamento. Lo stesso discorso vale per il bagno, dove abbiamo segnato delle linee di distanziamento a norma per rispettare il turno. Le dimensioni del locale – sintetizza Sutera – ci consentono di avere quattro persone al bancone e tre in attesa per il bagno rispettando il metro di distanza“.
Questo per quel che riguarda l’interno del locale. E per l’esterno? Lì i gestori di pub e bar possono poco. Si dovrà per forza fare appello al senso civico degli avventori: “Ci auguriamo che la gente sia responsabile – dice Sutera –, noi invitiamo tutti, molto caldamente, a rispettare il distanziamento. Sappiamo che il rischio che si crei assembramento non può essere escluso a priori. Di conseguenza abbiamo deciso per la chiusura se ci dovessimo rendere conto, specie dopo un certo orario, dell’eccessiva confusione anche all’esterno“.
Pur prendendo tutte le precauzioni del caso, per i locali non è facile districarsi tra i mille rivoli delle norme, che non sempre tengono in considerazione tutte le possibili fattispecie, lasciando a volte difficoltà di interpretazione che possono portare a spiacevoli disguidi: “Le forze dell’ordine non hanno avuto direttive precise su come comportarsi – spiega Sutera – Se all’esterno si dovesse radunare un certo numero di avventori, ad esempio, la responsabilità di chi è? Della persona che se ne sta fregando o del locale? Io nel dubbio – è la conclusione -, per adesso, preferisco chiudere“.
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