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“Fatemi morire”. Giuseppa, la madre killer di Gela adesso vuole farla finita

mercoledì 28 Dicembre 2016

“Fatemi morire”. Giuseppa Savatta adesso vuole morire. Lo urla in faccia ai medici dell’ospedale dove è ricoverata.  Ha ucciso le figlie, Gioia e Maria Sofia. Avevano 7 e 9 anni. Le avrebbe strangolate per costringerle ad assumere la candeggina. Sul volto delle bimbe e sul collo ci sarebbero i segni di quella violenza. Il corpo di una delle bambine è stato trovato nella cameretta, l’altro nel corridoio. Ed ora Giuseppa vuole morire. Quel crimine orrendo l’ha commesso -sostiene – per “il bene delle mie figlie, per non farle soffrire”, ha spiegato allo psichiatra. Sullo sfondo del crimine emerge la storia di una coppia in crisi, di una donna alle prese con un lavoro precario e un dramma familiare ancora troppo vicino. Il padre della donna si è suicidato più di un anno fa, in circostanze ancora non chiarite. Giuseppa avrebbe ucciso le sue bimbe perché era certa che il marito l’avrebbe lasciata, a conclusione di un rapporto di coppia assai difficile. Una tesi che il marito non conferma. Vincenzo Trainito ammette l’esistenza di dissidi familiari, avrebbe detto, però, che una rottura netta con la moglie non era nelle sue intenzioni, anche se più volte minacciata nei momenti d’ira. I vicini li sentivano litigare spesso. Lei, laureata in lettere, aveva ricevuto un incarico annuale come insegnante di sostegno all’istituto comprensivo Ettore Romagnoli. Lui, ingegnere edile con studio in piazza Umberto, insegna all’istituto tecnico per geometri “Ettore Maiorana”.

La cronaca, intanto, passa obbligatoriamente  all’impietoso compito delle autopsie. Saranno eseguite dal medico legale Cataldo Raffino, dell’istituto di medicina legale di Catania.Il medico dovrà stabilire nel dettaglio l’esatta dinamica del duplice infanticidio. Stabilire, quindi, se le bambine sono decedute per avvelenamento (essendo state costrette dalla madre a bere candeggina) o per soffocamento, considerato che sulla gola delle piccine sono stati riscontrati segni di un’energica pressione, quasi uno strangolamento. La donna avrebbe poi tentato il suicidio, ingerendo della candeggina e tentando di impiccarsi col tubo flessibile della doccia, dove il marito l’ha trovata al suo rientro a casa, riuscendo poi a bloccarla mentre si dirigeva verso il balcone col proposito di buttarsi giù. Le indagini proseguono per accertare se davvero Giuseppa Savatta, insegnante di sostegno precaria, possa avere agito in stato confusionale per il timore che il marito l’abbandonasse o se invece il duplice delitto sia conseguenza di una patologia mentale mai dichiarata, come sospettano alcuni vicini, colpiti da certi suoi comportamenti definiti “strani”.

Intanto i  carabinieri del reparto territoriale di Gela hanno notificato l’ordine di arresto per duplice omicidio volontario, aggravato dalla discendenza, emesso dal procuratore capo, Fernando Asaro, nei confronti di Giuseppa Savatta. La donna è ricoverata ancora in ospedale dopo il tentativo di suicidio. I carabinieri continuano a piantonarla nel suo letto della divisione di psichiatria del “Vittorio Emanuele” di Gela, dove i medici l’hanno accolta ancora in preda a turbe suicida, sottoponendola a terapia sedativa. L’ipotesi dello psichiatra è che sia un soggetto dalla personalità bipolare: donna e madre modello nella società e nel lavoro, violenta e possessiva, fino all’omicidio, nel privato.

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