L’uomo arrestato per il femminicidio di Nubia era stato condannato dal tribunale di Trapani a corrispondere alla moglie un assegno di mantenimento di 300 al mese. L’udienza si era svolta il 7 novembre e giungeva al culmine di una relazione parecchio conflittuale. E’ questo il contesto nel quale è maturata la morte di Anna Manuguerra, casalinga di 60 anni uccisa a coltellate dal marito Antonino Madone, nel pomeriggio di ieri nella frazione di Paceco, nel trapanese. L’episodio è avvenuto al termine di un forte litigio nella casa dei due, che – secondo il provvedimento giudiziario – era accessibile ad entrambi i coniugi nonostante la donna avesse deciso di trasferirsi a casa della madre ottantenne. Venerdì i due avevano avuto una lite furibonda, al termine della quale il legale le aveva consigliato di denunciare l’episodio all’autorità giudiziaria. La donna avrebbe preferito evitare, ponendo fiducia nel giudizio del Tribunale civile.
L’episodio si inserisce tra i numerosi casi di femminicidio. Sono 3 milioni 466 mila – secondo la onlus “Le Onde”– le donne che hanno subìto stalking e di queste, 1 milione 524 mila dal partner o dall’ex, aggiungendo che “le donne della fascia di età 50-59 ed i giovani maschi 18-29 ritengono che tra marito e moglie non si possa mai parlare di violenza sessuale, mentre le ragazze coetanee ritengono che il marito respinto abbia diritto a gesti di forza”
Nell’immediato il caso è balzato su tutti i siti online con un transito incontrollato, spingendo il legale nominato dai figli della coppia a chiedere alcune rettifiche. A partire dal momento in cui Antonino Madone, carpentiere di 60 anni, avrebbe confessato di aver ucciso la moglie. L’uomo, in seguito al fatto, si sarebbe diretto in un ristorante per consumare un pasto con i vestiti ancora sporchi di sangue. Sul luogo, secondo alcune testate, ci sarebbe stato anche il figlio ma l’avvocato di parte civile, Vincenzo Maltese smentisce dicendo che “appresa la notizia dalla nonna, il figlio della Manuguerra, si è precipitato subito a casa della madre e lì è rimasto fino all’arrivo dei soccorsi. Massima fiducia negli inquirenti e nella magistratura, accanto alla pubblica accusa come parte civile i familiari chiedono solo giustizia per l’atroce morte della madre”. Resosi conto del fatto il proprietario del ristorante ha allertato i carabinieri che hanno arrestato l’uomo, adesso trasferito nel carcere di San Giuliano.
Secondo l’ispezione medico-legale la donna sarebbe stata uccisa con oltre venti coltellate, tra l’addome e il petto, l’accusa è di omicidio e in queste ore il sostituto della Procura di Trapani, Antonio Sgarrella sta ascoltando i figli della coppia. Domani ci sarà l’autopsia affidata al professore Paolo Procaccianti e la convalida del fermo da parte del Gip (Giudice per le indagini preliminari)