“Non è più tollerabile che in Italia ci siano 88 aggressioni al giorno contro le donne. L’ennesimo delitto, stavolta avvenuto a Partinico ai danni della povera Ana Maria, e i dati diffusi dalla Polizia di Stato sul femminicidio in Italia, decretano il fallimento di uno Stato che non protegge le donne, non punisce i carnefici, e non tutela nemmeno i bambini, vittime anche loro perché privati di tutto, senza più i genitori e spesso affidati a sconosciute famiglie che se ne fanno carico sino ai 18 anni per poi abbandonarli al loro destino”, lo afferma la senatrice Urania Papatheu, che nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne rilancia così la necessità di rendere più efficace la lotta al femminicidio.
“A questi minori lo Stato deve riconoscere lo stesso supporto psicologico ed economico che riconosce nei casi di Mafia. Per questo il 25 novembre, come l’8 marzo, non dev’essere soltanto una data simbolica”, aggiunge la Papatheu, che nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne rilancia così la necessità di rendere più efficace la lotta al femminicidio.
“Sapere che in Italia si compie un reato ogni 15 minuti contro una donna, ci obbliga a mettere in campo ogni opportuno strumento normativo per fermare la barbarie di omicidi, stalking, stupri e percosse. Il Codice rosso è stato un primo passo in avanti ma non è bastato: va integrato, reso più efficace e più severo. Da componente della Commissione parlamentare sul Femminicidio, ma soprattutto da donna, intendo presentare con il mio partito proposte urgenti di correttivi al Codice Rosso, a partire dall’istituzione di appositi pool di magistrati come fu per la lotta alla criminalità organizzata“, aggiunge la senatrice.
Proprio nella giornata odierna, su iniziativa della Commissione d’Inchiesta parlamentare si è tenuto al Senato il convegno “Libere dalle molestie, libere di scegliere”, alla presenza del presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ha confermato la sua attenzione e sensibilità sul tema e nel corso del quale sono intervenuti Valeria Valente (presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul Femminicidio), Urania Papatheu (componente della Commissione parlamentare sul Femmincidio), Linda Laura Sabbadini (esperta di statistica sociale), Susanna Camusso (Cgil), Marcella Panucci (Confindustria), Francesca Bagni Cipriani (consigliera nazionale di Parità). Il dibattito ha approfondito gli aspetti connessi al fenomeno delle molestie e dei ricatti sessuali sul lavoro, un’altra piaga da combattere e un’emergenza spesso caratterizzata da reati che rimangano nel sommerso.
“La violenza sulle donne – ha rilevato Papatheu – continua a nutrirsi di disuguaglianza e stereotipi, solitudine e indifferenza, analfabetismo sentimentale e delirio di possesso. Per evitare altre vittime serve uno Stato che prenda pienamente coscienza di questa mattanza e non la consideri più l’effetto di amori malati ma una vera e propria emergenza sociale, culturale e giudiziaria”.